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Passione e Crocifissione del Signore Gesù Cristo. 

Quando il Signore venne sulla Terra, radunò intorno a Sé peccatori e pubblicani i quali, in quel tempo, erano visti come la gente più disprezzata. E perciò anche il Signore era disprezzato e odiato dai grandi e dai notabili, così da venire diffamato in ogni luogo come scaltro imbroglione del popolo e segreto peccatore; Lui però venne sulla Terra non per i giusti, ma per gli ammalati nello spirito e per i peccatori, per i quali sacrificò la Sua Vita e il Suo Sangue.

Quando, dopo lunghe sofferenze e pene che dovette sopportare a causa della scelleratezza degli sgherri, arrivò il punto nel quale i sommi sacerdoti videro che per Gesù poteva arrivare la morte prima che la loro vendetta e rabbia si furono sfogate, allora essi fecero in modo da ottenere al più presto il giudizio di morte dalla suprema corte romana per poter provare la gioia di vedere morire Gesù tra i più grandi tormenti. Quando in conseguenza di ciò, arrivò il messaggio di morte, secondo il quale Gesù doveva essere crocefisso, allora i Suoi nemici giubilarono ad alta voce e si apprestarono, subito a mettere in atto la loro azione.

Quando infine ebbe luogo la crocifissione, allora i Suoi amici, che in segreto si erano tenuti nascosti tra la gente, si avvicinarono alla croce per consolarLo e rafforzarLo; sennonché la cattiva gentaglia voleva respingerli indietro, e soltanto attraverso la mediazione di Pilato fu possibile a Maria e Giovanni, oltre ancora ad alcune donne, di arrivare ai piedi della croce per essere presenti alla morte corporale di Cristo. Vi era anche  una grande quantità di gente che si compiaceva del male che avrebbe subito, la quale con scherno gridava:

 “In passato ha aiutato gli altri, e adesso non riesce ad aiutare se stesso?”

Questo rafforzava i nemici nella loro convinzione che Gesù non fosse Dio, ma un grande criminale abbandonato da Dio.

A tal punto, Gesù sospirò: “ Signore, perdona loro, essi non sanno quello che fanno!” Nel Suo dolore, Gesù disse questa prima “parola” nei confronti dell’umanità di allora e di quella futura riguardo ai suoi peccati.

Innalzato sulla croce, il corpo di Gesù, ricoperto di sangue e di polvere, aveva un aspetto così straziato che il cuore degli stessi nemici si commosse. Gesù vide però che era soltanto un impulso passeggero e che loro misericordia non era rivolta a Gesù, ma derivava soltanto dal loro gusto estetico della bellezza deformata.

Per questo disse: “ Ho sete!” Ma gli sgherri non capirono cosa Gesù intendeva dire con queste parole, e cioè che il Signore aveva sete della salvezza di così tante anime che vedeva andare in rovina nella loro follia. E così gli diedero da bere, per tormentarLo ancora di più, fiele mescolato con aceto, cosa che però Gesù rifiutò.

L’intera natura cominciò a scuotersi; il sole, quale immagine dell’eterna Luce, perse il suo splendore, come segno che gli uomini nella loro cecità spirituale non vedevano che, sotto l’involucro mortale del corpo di Cristo, la natura Divina del Padre in Gesù si ritirava e lasciava il corpo alla morte materiale.

Per questo disse le parole: “ Mio dio, Mio Dio, perché Mi hai abbandonato?”  Non chiamò nessun Dio all’infuori di Se Stesso, ma chiamò la Divinità in Lui, lo Spirito di Dio e la Forza Originaria nella Sua piena misura. Solo l’involucro corporale era, ugualmente al nostro, di materia terrena. E questo involucro corporale, anche in Gesù, doveva essere sottomesso al dolore e alla morte. Per questo la materia nel suo abbandono cerco aiuto, come esempio del fatto che ogni uomo di questa Terra deve cercare aiuto soltanto presso Dio.

Avvicinandosi il tempo di consegnare l’anima la Padre celeste, con lo sguardo rivolto al cielo disse “Eli! Eli!”. In quel momento vide sotto la croce la Madre Maria vicina a Giovanni che erano addolorati a morte e disse ai due: “Maria, ecco tuo figlio!” E a Giovanni: “ecco tua madre”!  Con questa parole indicò in certo qual modo di aver affidato il figli del mondo allo Spirito Divino, per cui Gesù fece il Suo Testamento Spirituale e nominava Maria “Madre delle anime deboli e malate nella carne”

Quando furono le tre, arrivò l’ora della Sua morte corporale, e tremò nelle membra per i brividi della morte. In quello stesso istante Gesù vide vicino a Lui il ladro Disma, il quale rivolse gli occhi struggenti di desiderio verso Gesù implorando misericordia

 e Gesù gli promise che già quel giorno stesso sarebbe stato presso Gesù in Paradiso.

Questa promessa ha dato luogo a troppe interpretazioni. L’anima dell’uomo dopo la sua morte corporale, a seconda della sua perfezione, arriva ad un più basso o più alto grado della Luce, e anche le anime che hanno scontato tutto quello che avevano di terreno già su questo mondo riescono ad arrivare dapprima soltanto nel Paradiso, ovvero nel più basso grado della Beatitudine. Infatti, nessuna anima può arrivare, prima di essere del tutto purificata e ripulita, nel Cielo dell’Amore, ovvero al più alto grado di Beatitudine, e così anche Disma, attraverso l’amore e la fiducia nei confronti di Gesù, aveva raggiunto il primo grado e al Signore era possibile promettergli il Paradiso.

Prima degli ultimi respiri terreni, l Signore disse: “Padre, nelle Tue mani affido il Mio Spirito!”  Anche questa è una parola difficile da spiegarsi per molti uomini. Infatti, perche Gesù, quale Dio Stesso, avrebbe dovuto affidare il Suo Spirito nella mani di un Dio fuori di  Se Stesso?  Qui comparirebbero due dèi, ma non è così e nessuno si deve lasciare confondere da questo modo di parlare; piuttosto ognuno capisca che soltanto l’involucro esteriore dell’interiore Spirito divino di Gesù disse queste parole, che sono da intendere solo nello stesso senso quando Gesù disse di Se Stesso: “Io, Figlio dell’uomo, dico a voi questo e quello”.

Gesù diventava sempre più debole e il popolo che Lo circondava giubilava e scherniva Gesù. Tuttavia Gesù vuotò il calice fino in fondo e anche previde in anticipo che la folla scatenata sarebbe rimasta insensibile al dolore e all’agonia del Signore.

Così, quando giunse l’ultimo istante della vita terrena di Gesù, Egli disse l’ultima parola sulla Terra: “E’ compiuto!”

Se ogni uomo fosse in grado di capire ciò che significa il fatto che il Figlio di Dio compì la grande opera di Redenzione dell’intera razza umana, allora nessuna anima perirebbe. Però, il peccato è arrivato nel mondo attraverso Adamo, e per questo, finché un “pensiero di Dio fissato” tramite la Sua Volontà deve percorrere la via della carne attraverso la vita terrena, il peccato e la morte materiale saranno parte della vita dell’uomo.

E perciò attraverso il Figlio di Dio e il Suo compito di mediazione furono solo spezzati la forza del male e il Satana insiti nella materia.

Ora per ogni anima si tratta di seguire, in tutta umiltà e con piena forza d’animo, attraverso la fede e l’amore, il Mediatore (Messia = Mes ziaz = Mediatore) sulla strada dischiusa.

 “Allora, anche per te, figlio dell’uomo, si compirà l’opera di redenzione”