In quel giorno si avvicinarono a Gesù alcuni farisei a dirgli:
«Parti e vàttene via di qui, perché Erode ti vuole uccidere». Egli
rispose: «Andate a dire a quella volpe: Ecco, io scaccio i demòni e
compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno avrò finito. Però è
necessario che oggi, domani e il giorno seguente io vada per la mia
strada, perché non è possibile che un profeta muoia fuori di
Gerusalemme.
Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e làpidi coloro che sono
mandati a te, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli come una
gallina la sua covata sotto le ali e voi non avete voluto! Ecco, la
vostra casa vi viene lasciata deserta! Vi dico infatti che non mi vedrete
più fino al tempo in cui direte: Benedetto colui che viene nel nome del
Signore!».
I farisei sapevano bene che
Erode, la furba volpe - il quale aveva sempre sfruttato il Tempio soltanto
per i suoi scopi e che nella sua avidità di denaro si rallegrava di cuore
riguardo alla brutta situazione nel quale era venuto a trovarsi il clero
di fronte al popolo a causa del Signore -, era altrettanto ben disposto
verso Gesù come a suo tempo lo era stato verso Giovanni.
Si tentava quindi di allontanare Gesù,
affinché non ci fosse l’eventualità, secondo i farisei, che il Signore
Si mettesse in contatto con Erode e così venisse protetto con più
sicurezza, poiché, se il Tempio avesse avuto bisogno della protezione di
Erode contro il popolo, questa protezione sarebbe venuta a costare
un’enormità di denaro, dato che egli non faceva niente per amore, e
alla fin fine avrebbe almeno tentato di mettere in gioco Gesù come carta
vincente contro il Tempio.
Interroghiamo una buona volta il nostro
cuore e subito vi scorgeremo dentro l’astuta, ambiziosa “volpe
Erode”, che dapprima vorrebbe dominare oggi nella carne, domani
nell’anima e il terzo giorno nello spirito. Così dunque oggi dobbiamo
essere vagliati nella carne, in modo che la volpe dell’egoismo non lo
noti, e domani dobbiamo essere liberati nella nostra anima da tutti i
maligni gozzi che dalla carne sono cresciuti in essa; e il terzo giorno
deve venire liberato lo spirito per il pieno possesso dell’anima e,
mediante questa, di tutta la carne, affinché poi si faccia spazio nel
nostro cuore per Gesù, in modo che Gesù in questa Gerusalemme – ed in
nessun altra parte (cosa che per il Signore non converrebbe) – mediante
l’Opera di Redenzione, perfezioni nell’uomo Se Stesso,
affinché l’uomo venga così perfezionato in sé attraverso il Signore e
rinasca mediante la Sua Perfezione in lui da parte a parte, vale a dire
oggi, domani e il terzo giorno; oppure, ciò che è la stessa cosa: nella
carne, nell’anima e nello spirito; oppure nella terrenità, nella
spiritualità e nell’amore.
Tornando agli Ebrei, essi erano sì il
popolo eletto di Dio; ma si sono però essi comportati di conseguenza per
essere e per rimanere ciò a cui erano chiamati fin dai tempi di Abramo?
Essi osservavano sì la Legge
esteriormente, ma in modo del tutto arido, ed esaltavano Dio con le
labbra, ma i loro cuori restavano ostinati e lontani da Dio.
Essi, per bocca di molti profeti e di
altri saggi insegnanti, sono stati ammoniti innumerevoli volte su come si
dovessero comportare verso Dio; ma si sono essi conformati anche solo
minimamente a queste ammonizioni?
Essi erano in continua lotta fra loro e
facevano la guerra per il possesso di beni terreni. Furono castigati, per
questo, con la prigionia babilonese, e precisamente con la spada del
pagano re Nabucodonosor. E furono lasciati là per quarant’anni interi,
in ogni umiliazione e indigenza, affinché si potessero correggere, e
tuttavia non vennero lasciati senza profeti e insegnanti.
Quando cominciarono di nuovo a
migliorarsi, fu permesso loro di poter rientrare nel loro Paese e
ricostruire di nuovo la città di Gerusalemme e il Tempio; ed essi
divennero nuovamente un popolo rispettato. Tuttavia, come cominciò di
nuovo ad andare loro bene, a poco a poco si dimenticarono di Dio
nuovamente; essi non ascoltarono i profeti e gli insegnanti, bensì li
perseguitarono e ne lapidarono parecchi.
Quando il Signore vide che il popolo
ebraico cominciava di nuovo a non prestare più attenzione ai Suoi
ammonimenti, allora risvegliò i Romani; ed essi vennero con un potente
esercito e conquistarono non solo la Terra Promessa, ma in più anche un
vasto territorio dell’Asia, e misero duri re in appalto sopra gli Ebrei
ed anche sopra altri popoli, ma tuttavia lasciarono loro le Scritture e il
loro Servizio Divino.
Infine venne il Signore Stesso, venne
spesse volte a Gerusalemme, insegnò nel Tempio, e da Padre, così come
una chioccia con i suoi pulcini, volle prendere in tutela il popolo sotto
le ali del Suo Amore, della Sua Potenza e Sapienza. Ma che cosa hanno
ottenuto il Suo apparire, il Suo insegnamento e le Sue azioni? Ebbene,
tutto ciò ha ottenuto nient’altro se non che di giorno in giorno Lo si
odiava di più, Lo si inseguiva in tutte le direzioni e, con totale serietà,
si cercava di ucciderLo; cosa che riuscirà agli Ebrei in seguito, affinché
il Giudizio minacciato loro dalla Scrittura vada per loro a compimento.
L’antica Alleanza cha cessato di
essere, come l’aveva già anche predetto il profeta Daniele, ed è stata
eretta una nuova Alleanza sotto la quale anche tutti i pagani diventano
eredi e possessori del Regno di Dio.
Infatti i Romani già una volta hanno
conquistato la Terra Promessa, ma non vi hanno distrutto nulla. Nel 7°
d.c. i Romani la distruggeranno però anche a tal punto che delle molte
città - Gerusalemme non esclusa - non rimarrà una pietra sopra
l’altra, e poco tempo dopo non si sarà più neanche in grado di
stabilire in quale punto l’una o l’altra città erano situate. La
Luce sarà tolta agli Ebrei e data ai pagani.