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Giovanni era la lampada che arde e risplende.
Gv 5, 33-36

In quel tempo, Gesù disse ai Giudei:
«Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce.
Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato».

Giovanni era la lampada che arde e risplende. Poteva illuminare la tenebrosa stanza dei farisei, ma essi gli si sono avvicinati soltanto per potersi allietare per poco tempo alla sua luce; le sue parole suonavano perfettamente come quelle di un profeta, sennonché egli pure era un autenticissimo Galileo, e quindi i farisei, credenti nella Scrittura, non potevano credere proprio incondizionatamente che fosse un autentico profeta. È vero, d'altro canto, che né il Signore Gesù che Giovanni è proprio nato in Galilea, ma in Giudea; tuttavia dalla Scrittura risulta che a questo riguardo non è normativo il luogo di nascita, bensì quello dove un profeta si manifesta come tale. Considerato dunque che sta scritto che in Galilea non poteva sorgere alcun profeta, nemmeno i farisei potevano così, alla leggera,  accettare questi per veri ed autentici profeti.  I farisei non credevano in Mosè, che appariva loro come una buona storiella inventata dai sommi sacerdoti dei tempi antichi per tenere a bada il popolo.

Tutto parte da questo fatto: se avessero creduto a Mosè, conformando le loro opere a quello che Mosè ordinava, avrebbero riconosciuto anche Gesù come Messia, come Dio; ai tempi del Re Davide era evidente che nel Messia di doveva riconoscere il Padre incarnato, concetto questo che anche noi abbiamo perduto.

La verità però non può venire riconosciuta se non da colui nel quale la verità già dimora da prima; chi non ha questa luce nella propria anima, non può nemmeno riconoscere mai la luce stessa, e questo è appunto quello che succede ai farisei.

Il fatto di non voler riconoscere questo verissimo Uomo-Dio per quello che indubbiamente è, non va attribuito affatto né al Dio dei primi padri, né a Mosè, ma unicamente al timore di perdere, in seguito all’operare del Signore, la reputazione e le cospicue rendite! Nella  completa mancanza di coscienza i farisei erano ora quanto mai soddisfatti di essersi liberati di ogni più piccolo barlume di fede in un Dio.

Il Padre ha dato testimonianza del figlio per bocca dei profeti, quantunque nessuno dei giudei abbia mai udito la Sua Voce, né visto le Sue sembianze. I giudei hanno certo percepito la Sua Parola attraverso la scrittura dei profeti, ma tale Parola non l’hanno in loro, poiché non credono a Colui che il Padre ha mandato loro.

Gesù ora sente sempre la voce del Padre in Lui, e così come Lui la sente, così anche opera, parla e giudica. La Sua parola quindi è giusta, poiché non adempie la propria volontà umana, ma unicamente quella del Padre che Lo ha mandato su questo mondo.  Gesù quindi non testimonia di se stesso, ma è un Altro, che i giudei non conoscono e che non hanno mai conosciuto, che testimonia a favore di Gesù mediante le Sue stesse opere.

Come possiamo noi testimoniare che Gesù è il Messia, il Mediatore, il nostro Emmanuele? Ascoltando la Sua Parola? Ciò non è sufficiente. E’ sufficiente solo per accettare che Gesù è il nostro Salvatore, ma accettarlo su quali basi se non quelle della Fede?

Agendo in conformità alla Dottrina di Cristo, soltanto allora saremo Suoi veri discepoli e così riconosceremo in noi che le Sue Parole vengono dalla bocca di Dio, e sono in se stesse l’eterna e viva Verità, che veramente ci farà liberi dalla notte di ogni dubbio. Perché?

“Chi Mi ama più di ogni cosa al mondo e ama il prossimo come se stesso, costui osserva veramente la Mia Parola, e il Padre, l’Amore in Me, lo amerà! E così Noi – il Padre quale Amore in Me, Io quale eterna Sapienza (ovvero il Figlio), e lo Spirito Santo quale eterna e infinita Potenza e Forza della Mia Volontà – verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui, ed egli allora sarà perfetto, così come il Padre in Cielo, che è il Mio Cuore, è perfetto”.

Così è da intendersi questo.