Si avvicinarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?».
E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno».
E’ sempre bene condurre una vita moderata, già sin dalla giovinezza, e il superamento delle tentazioni della materia sarà più facile. I discepoli di Giovanni non desideravano godimenti terreni, e non era loro difficile astenervisi, per via di un guadagno spirituale. Infatti, più viene risvegliata la brama per il godimento terreno, più l’anima ne ha da combattere, perché sarà sempre ostacolata attraverso l’avidità terrena per tendere ad un bene spirituale, perché i suoi sensi sono catturati, e non è facile per loro staccarsi dalle cose materiali, che procurano soltanto benessere al corpo, ma che sono nocivi e lo rimarranno sempre per l’anima.
Perciò è consigliabile raccomandare agli uomini un certo “digiuno”, ma questo digiuno consiste soltanto nella limitazione di ciò che i sensi desiderano vivacemente.
All’uomo non è vietato del tutto il godimento, soltanto può danneggiare sé stesso con la misura, mentre rende appunto i sensi inutili per la ricezione del bene spirituale, mentre un “vincitore”, un uomo, che riesce a dominare sé stesso ed è contento di poco, è facilmente aperto per i beni di genere spirituale, perché la materia non lo ostacola più, ma egli stesso la rende soggetta a sé attraverso la sua volontà.
La moderazione non può mai fare male, ma sempre servire, mentre invece la sovrabbondanza è sempre nociva, e l’uomo non giunge mai nel possesso di un bene spirituale, che calma soltanto i bisogni del suo corpo, e non ne trova una misura. Finché l’uomo stesso si domina, è da aspettarsi in lui anche un’apertura per l’afflusso spirituale; ma se si pensa troppo al corpo, che significa ogni adempimento di brama, allora l’uomo si chiude all’afflusso spirituale, perché per ambedue non esiste la possibilità, perché la materia esclude lo spirituale, perché sono due Regni differenti, che danno la loro parte, ed ambedue contemporaneamente non possono trovare risonanza nel cuore.
I discepoli di Giovanni non hanno quindi torto se si chiedono perché i discepoli di Gesù non digiunano. La loro mancanza sta’ nel rimanere nella stessa incredulità del Battista. Non vedono lo sposo.
Gli stessi discepoli di Gesù, coloro che prima erano stati discepoli di Giovanni, avevano digiunato con il Battista, in attesa di Colui presso il Quale ora sono. Giovanni e i suoi discepoli digiunavano quindi a motivo di ciò che ora i discepoli di Gesù hanno, va a dire il Signore.
Giovanni non comprese perché Gesù si fece battezzare da lui e, da allora il Battista, pur rendendo testimonianza incitato dallo Spirito, dubitava nel suo cuore, e dubita ancora, cosi come i suoi discepoli. Giovanni Battista non capì perché anche Gesù avesse iniziato a battezzare (esteriormente) con acqua, come faceva lui, e non con lo Spirito santo come gli aveva predetto il Padre (ma Gesù battezzava anche interiormente con lo Spirito Santo tutti coloro che venivano a Lui per essere battezzati con l’acqua)
Per questo motivo egli continuava a digiunare, e così i suoi discepoli, ma per coloro che credono il digiuno ha avuto fine. Se i discepoli del Battista digiunavano ancora, la colpa non era che loro, a causa della loro incredulità.
Di chi siamo discepoli noi? Chi testimoniamo con le nostre opere, con le nostre parole?
I discepoli di Giovanni non sono in grado di saziarsi il cuore e lo stomaco pur essendo alla presenza di Gesù, perché dubitano. Così vale per Giovanni; se il Battista avesse creduto, egli avrebbe seguito l’Agnello, il Quale, secondo la testimonianza del suo spirito, toglie i peccati del mondo, ma poiché la sua stessa anima dubitava di Colui del Quale il suo spirito testimoniava in essa e per mezzo di essa, egli rimase indietro nel deserto.Ma ancor di più era incomprensibile come i profeti e il Battista stesso chiamavano l’umanità alla misera penitenza, mentre Gesù all’apparenza operava ed insegnava assolutamente il contrario.
Gesù chiarisce che è Lui lo sposo indicato da Giovanni e quelli che erano con Lui non potevano essere altro che gli invitati a nozze. Ma Gesù indica che gli invitati alle nozze sono allo stesso tempo la Sua sposa, poiché coloro che ascoltano la Sua Parola, che La custodiscono nei loro cuori e che a seconda di Essa regolano le proprie azioni, quelli sono veramente la Sua sposa e sono pure ospiti Suoi alle nozze. Per quale ragione dovrebbero digiunare ed essere tristi se lo Sposo si trova con loro?
Ma a noi, ora, lo sposo non sarà più tolto.