Gesù
disse ai suoi discepoli: «In verità, in verità vi dico: se il chicco di
grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce
molto frutto.
Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la
conserverà per la vita eterna.
Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio
servo. Se uno mi serve, il Padre lo onorerà».
Oramai
ai miracoli di ogni giorno non facciamo più caso. Il chicco di grano se
frantumato da la farina, e forse ci meravigliamo della quantità di farina
che esce dai covoni di grano.
Ma
dov’è che qualcuno di noi si è ancora mai meravigliato quando viene
gettato un granello simile nella terra, e vediamo poi presto spuntare
dall’unico chicco che muore una spiga di cento chicchi?
E
tuttavia qui si ritrova il primo miracolo, che avviene tutti i giorni, ed
è più grande della resa in farina, giacché un unico chicco viene
centuplicato.
Nessuno
si meraviglia per una spiga di cento chicchi, perché a questo miracolo si
è già abituati. Io però domando se sia giusto, ammirare Dio solo dove
Egli fa accadere qualcosa di inconsueto, mentre l’ordinata consuetudine
è di gran lunga superiore, poiché attesta continuamente in ogni tempo la
stessa infinita Bontà, l’Onnipotenza, l’Amore e la Sapienza di Dio.
Dove il caro Gesù
seminerà, lì sicuramente si avrà un ricco raccolto. In verità, nessun
seme dovrà cadere invano dalla Sua mano nel terreno.
Molte volte però il
seme non trova terreno fertile per fruttificare quanto dovrebbe.
Il seme,
prima di tutto deve cadere in terra. Poi, deve spogliarsi di tutto ciò
che di esteriore lo circonda (guscio) affinché il germe vitale possa
mettere radici e assorbire dal terreno le sostanze che gli permettano una
crescita efficace e duratura.
Sappiamo che i frutti seguono la fioritura delle piante. Se cogliamo un giglio, -che non è ancora completamente sbocciato - dalla pianta e lo mettiamo nell’acqua, esso certamente si svilupperà anche nell’acqua, e la sua forma esteriore e il suo profumo saranno poi del tutto simili a quelli di un altro giglio che avrà completato lo sviluppo sulla pianta. Ma quando, successivamente, si tratterà della maturazione del seme vivente, questo allora andrà in rovina assieme al fiore disseccato e in parte putrefatto; infatti la vita del seme non proviene dal fiore, il quale ha solo la destinazione di sviluppare le forme del seme, ovvero, ciò che è il corpo del seme, bensì proviene soltanto dalla radice che è conficcata nel terreno saturo di vita.
Ora, paragoniamo l’anima e i suoi sensi sono i fiori dello spirito.Così
succede anche con l’uomo quando cerca di comprendere il Signore seguendo
solamente la pura sapienza; infatti la sapienza di per sé non è poi
altro se non il vuoto sviluppo del fiore di una qualsiasi pianta, preso
ovvero staccato dal rizoma, e non può produrre nessuna vita, perché esso
non ha né radici, né terreno, bensì ha soltanto un’acqua pura, la
quale di per sé non ha vita, bensì ha soltanto la capacità di
sciogliere la vita del terreno e di mantenere la radice idonea ad
accogliere tale vita.
L’amore però è la radice dell’albero della vita, e il cuore o l’animo, che si esprime nel sentimento, è il terreno. Chi dunque vuole raccogliere i frutti della vita, deve concimare il terreno e procurare nutrimento alla radice; poi sul ceppo, che trae la vita da una radice sana, prospererà senz’altro benissimo il fiore e, con questo, contemporaneamente anche il seme vivente.
Noi
possiamo verificare quanto sia perfettamente simile il fiore del giglio
staccato dal ceppo e sviluppatosi nell’acqua a quello che si sviluppa
sul ceppo; se però cominceremo a cercare il seme, non lo troveremo a
causa della mancanza della radice e del terreno.
Il
Signore deve diventare la radice, e la Sua Parola sarà il terreno da cui
poi sorgerà dappertutto un fiore colmo di viventi semi maturi; e il fiore
di questo tronco sarà giusto e darà al seme stesso la giusta forma e una
giusta e solida veste nella quale la vita potrà mantenersi in eterno. Il
fiore cresciuto nell’acqua somiglia al perfetto fiore cresciuto sul
ceppo; se però resteremo soltanto nell’acqua del nostro intelletto,
allora da questa comprensione non crescerà un seme vivente, così come
non ne può crescere da un fiore cresciuto nell’acqua.
Circondiamo
quindi il gambo del nostro fiore staccato dalla radice con del buon
terreno vivente del nostro cuore, e poi innaffiamolo incessantemente con
quest’acqua vivente che sgorga continuamente dalla bocca del Signore,
così potremo almeno far giungere il seme a maturazione, e potremo poi
seminarlo di nuovo nel terreno in modo tale che per ciascuno di noi si
formi anche una nuova radice della vita, che nessun inverno ha il potere di guastare; infatti senza radice
non è possibile la vita!
Ci meravigliamo certamente delle opere maestose della Sapienza del Signore; però ci viene detto:
“Fate
in modo, al più presto dentro di voi, che la meraviglia venga suscitata
piuttosto dal Mio Amore, allora non vi meraviglierete più così tanto
della Mia Sapienza, quanto piuttosto della Vita eterna, la quale è
l’Amore e la Causa originaria di ogni sapienza.”