In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: "Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l'unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza". Il secondo è questo: "Amerai il tuo prossimo come te stesso". Non c'è altro comandamento più grande di questi». Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all'infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l'intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocàusti e i sacrifici». Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.
Di per sè il verbo usato per descrivere la prima azione, "si avvicinò" ("si accostò" nella precedente traduzione, più veritiera.... stanno tentando di alterare la Sacra Scrittura con termini sempre più anonimi e meno espressivo), indica chiaramente quali erano i sentimenti di tale scriba; un'apertura totale a Gesù e alla Sua Dottrina, che certo era in contrasto con ciò che veniva insegnato nel Tempio. E anche se nella nostra vita agiamo certo in modo difforme da quanto prescrive l'Ordine divino, anche noi desideriamo accostarci al Signore per ricevere la Verità direttamente dalla Sua bocca. E’ certo che tutti noi vorremmo sentirci dire la frase che Gesù ha
detto allo scriba: “Non
sei lontano dal Regno di Dio”. Vuol dire che siamo sulla via, che conosciamo la
Meta; possiamo benissimo essere sulla via che ci porta alla destinazione
che ci siamo prefissi di raggiungere, ma finche non ci incamminiamo,
difficilmente riusciremo nel nostro intento.
Ecco, il conoscere la Dottrina di Cristo significa
sapere qual è la via che ci conduce alla casa del Padre, a quel Regno
interiore di beatitudine e pace fondato sul corretto intendimento della
Volontà del Padre e sul conformare conseguentemente le proprie azioni e
la propria vita a tale Volontà.
Se però conosciamo la via, ma non iniziamo a percorrerla
(con opere e azioni secondo gli intendimenti del Padre, che diverranno
tuoi poco a poco), il Regno di Dio potremo solo intravederLo; arriveremo
forse anche vicino, ma ci è richiesto di spogliarsi completamente della nostra
materialità per accedere ad Esso.
Lo scriba conosce la via, ora gli manca solo di mettere in opera gli insegnamenti del Signore. Un esempio simile lo si trova nel giovane ricco; il conoscere la legge non è stato sufficiente per trovare in esso il Regno tanto ambito, per sentire il lui l’amore del Signore e per il Signore. Ai suoi discepoli ha detto di riconoscersi “servi inutili”, una volta che abbiano adempiuto i loro doveri (la legge). Nella parabola del fariseo e del pubblicano al tempio, al primo non è bastato essere giustificato davanti al Signore per il fatto di essere fedele alla legge.
E che meriti aveva quel bambino, incontrato per strada il quale non conosceva certamente la legge, quando Gesù, riferendosi a lui dice: ‘Se voi non diventerete come questo bambino, non entrerete nel Regno dei Cieli!’
E il bambino non ama il genitore perché per la legge è il genitore, ma perché sente uno spontaneo amore per il padre e per la madre. Se l’amore è obbligato e non è gioioso, perde tutta la natura vivificante che esso contiene al suo interno. Per capire ciò, si deve comprendere che la legge, in sé e per sè, non è altro che l’arida via che porta al vero e proprio amore per Dio. Chi comincia ad amare Dio nel suo cuore ha già percorso la via; ma chi ama Dio solo attraverso l’osservanza della Legge, egli è con il suo amore ancora un viaggiatore sulla via sulla quale non nasce nessun frutto e dove, non di rado, briganti e ladri stanno in attesa del viandante.
Ma chi ama Dio in modo puro, costui Lo ama già sopra ogni cosa! Infatti amare Dio sopra ogni cosa significa certamente: amarLo al di sopra di ogni Legge. Chi è fuori sulla via, costui deve procedere continuamente passo dopo passo nel modo più faticoso per raggiungere la meta prefissata. Chi però ama subito Dio, egli salta tutta la via, dunque tutta la Legge, e in questo modo egli ama Dio sopra ogni cosa.
“Se voi non diventerete come questo bambinello, non entrerete nel Regno di Dio”, non significa altro che: “Se voi non venite a Me come questo bambinello, non tenendo in nessun conto tutto ciò che è nel mondo, né la Legge, né le cose del mondo, e se non Mi afferrate con tutto l’amore come fa questo bambino, allora non entrerete nel Regno di Dio”.
Finché dunque qualcuno non afferra il Signore Stesso, per questo periodo di tempo non può giungere a Lui, anche se avesse osservato mille leggi in maniera immutabile come una roccia. Infatti chi è ancora sulla via non è ancora presso il Signore; chi invece è presso il Signore, che cosa dovrebbe avere ancora a che fare con la via?
Ed ora vediamo ancora un esempio. Il giusto fariseo loda se stesso sulla via; invece il pubblicano trova l’intera via estremamente faticosa. Infatti egli non riesce mai a scorgere la meta della stessa; perciò si china profondissimamente nel suo cuore dinanzi al Signore, riconosce la sua debolezza e l’incapacità di seguire esattamente la via. Ma proprio per questo egli afferra Dio il Signore con il suo cuore e fa perciò un salto da gigante al di sopra dell’intera via faticosa e raggiunge così la sua meta!
“ Ama il tuo prossimo come te stesso; in ciò sta la Legge e i profeti”.
Come si deve intendere: amare il prossimo come se stessi? Qui si tratta di riconoscere la differenza fra il giusto e l’ingiusto amore di sé. L’amore di sé è giusto quando non si ha maggior desiderio per le cose del mondo di quello assegnato dalla giusta misura dell’Ordine divino, misura che è stata sufficientemente indicata nel settimo, nono e decimo Comandamento.
Se l’amore di sé desidera oltre questa misura, allora oltrepassa i limiti stabiliti dall’Ordine divino e già al primo superamento deve essere considerato come peccato. Di conseguenza anche all’amore del prossimo deve essere assegnata questa misura; infatti se qualcuno ama un fratello oppure una sorella al di sopra di questa misura, allora egli pratica l’idolatria con suo fratello o con sua sorella, e con ciò non li rende migliori, ma peggiori.
Per
poter conoscere a fondo in che cosa consista realmente il vero e proprio “amore
per il prossimo”, è anzitutto necessario sapere e comprendere a
fondo chi sia del tutto realmente il prossimo; qui sta il nodo principale
della questione.
Il
prossimo è, come dice la parola stessa, colui che ci sta più vicino. Il
Signore non ci chiede di aiutare e salvare chi è distante, e che non
vediamo. Amiamo il nostro prossimo, che è colui che ci chiede aiuto, oppure colui che non
ce lo chiede ma il suo stato è sintomo evidente di un disagio non
espresso, vuoi per vergogna o per umiltà.
L’amore genera la giusta umiltà per poter soccorrere il prossimo, prossimo nel quale è celato il Signore, perché è solo questo amore che rivelerà alla nostra anima, grazie alla giusta luce proveniente dallo spirito di Dio che è nella nostra anima, dov’è il Regno di Dio e cosa poter fare ancora per entrarci.