I
farisei e i loro scribi dissero a Gesù: «I discepoli di Giovanni
digiunano spesso e fanno preghiere, così pure i discepoli dei farisei; i
tuoi invece mangiano e bevono!».
Gesù rispose loro: «Potete forse far digiunare gli invitati a nozze
quando lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro
tolto: allora in quei giorni digiuneranno».
Diceva loro anche una parabola: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito
nuovo per metterlo su un vestito vecchio; altrimenti il nuovo lo strappa e
al vecchio non si adatta il pezzo preso dal nuovo. E nessuno versa vino
nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spaccherà gli otri, si
spanderà e gli otri andranno perduti. Il vino nuovo bisogna versarlo in
otri nuovi. Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché
dice: “Il vecchio è gradevole!”».
Gesù
è vissuto sempre molto parcamente, senza eccessi nel mangiare e nel bere.
Nei Suoi anni giovanili l’impulso a una vita piacevole fu
combattuto con frequentissimi digiuni -
per necessità, e anche per libera volontà della Sua Anima.
E’ necessario che noi ci
rappresentiamo Gesù come un Uomo, oltre che Dio, nel quale l’unica
eterna Divinità si incarcerò apparentemente inattiva, proprio come in
ogni singolo uomo si trova incarcerato lo spirito.
Quello che dovette fare Gesù, con la
massima serietà, per liberare l’Essere Divino in Lui, onde diventare
una cosa sola con esso, deve farlo anche ciascun uomo, per liberare in sé
il proprio spirito.
Ciascun uomo è costretto a portare in sé
certe debolezze, che sono le abituali catene dello spirito, mediante le
quali questo è rinchiuso come in un guscio duro. Le catene possono essere
spezzate soltanto quando l’anima, frammista alla carne, per mezzo della
giusta abnegazione si è così rafforzata, da essere salda a sufficienza
per contenere e trattenere in sé il libero spirito.
È anche proprio per tale ragione, che
l’uomo soltanto con ogni sorta di tentazioni può rendersi conto delle
sue debolezze, ed apprendere come e da che cosa il suo spirito è
incatenato.
Se poi egli si mortifica nella sua anima
proprio in questi punti, allora così facendo scioglie i lacci allo
spirito e ne avvince l’anima.
Quando poi con l’opportuno trascorrere
del tempo l’anima è rinsaldata con tutti i legami che prima avvolgevano
lo spirito, allora ovviamente è del tutto naturale che lo spirito,
completamente sciolto, trapassi nell’intera, forte anima, e questa
perviene così a tutta la celeste perfezione di potenza dello Spirito, e
diventa così in eterno perfettamente una sola cosa con Esso.
Ma è nello sciogliersi di una catena
dopo l’altra che consiste la crescita dell’anima in Forza spirituale,
che qui sono la Sapienza e la Grazia.
La Sapienza è la chiara visione in sé
dell’eterno Ordine di Dio, e la Grazia è l’eterna luce d’amore, con
cui vengono illuminate tutte le infinite e innumerevoli cose, le loro
relazioni e le loro vie.
Ma come così è per l’uomo, così fu
anche per l’Uomo Divino Gesù.
Ecco che i farisei e i discepoli del
Battista si trovano ancora sotto la Legge mosaica, in quanto non
riuscirono a riconoscere in Gesù quel Sole di Grazia che è in grado di
sciogliere tutti i legacci presenti nell’anima umana. Essi digiunano,
certo, perché pur avendo di fronte il Signore, dubitano come dubitò il
Battista quando Gesù gli si presentò innanzi per essere battezzato. Esso
non ebbe più
intera fiducia nei suoi propri sensi, e quindi non l’hanno ora neanche i
suoi discepoli. Essi infatti non imputano a Gesù il fatto di non
digiunare, perché intravedono in Lui qualcosa di divino, ma il predicare
cose così diverse da quelle mosaiche poneva in loro il grande dubbio: “Perché
i Tuoi discepoli non digiunano?”
Gesù
vuole presentare la Sua dottrina in modo tale che nessuno possa pervenire
a comprendere quello che è il fondamento della Verità vivificante
mediante il semplice leggere o l’ascoltare il Vangelo, ma soltanto
mediante l’agire secondo la Sua Dottrina. Solo L’azione diventerà per
ciascuno una lampada. La sacra scrittura non fa che indicare la via che ci
conduce a Dio, e solamente nel caso noi procediamo per questa via senza
mai scostarcene riusciremo ad arrivare alla Meta.
Quindi
il Signore non cerca di mettere una toppa alle falle presenti nella fede
dei farisei e dei discepoli del Battista: non si può aggiustare la
Dottrina a nostro uso e consumo, ma è la Dottrina che cambia te!
A
che giova riconoscere in sé la giusta misura di Dio, quando si rimane
attaccati alla misura del mondo? Dio non concede a nessuno il Suo Spirito
secondo la misura del mondo, e dunque non avranno questa Grazia tutti
coloro i quali avevano bensì riconosciuto lo Spirito di Dio, ma tuttavia
rimanevano attaccati alla misura del mondo. Soltanto colui che crede nel
Figlio ha in sé la vita eterna, perché il Figlio stesso è la Vita del
Padre.
Gesù
è lo Sposo di Cui parlava il Battista, e i discepoli sono gli invitati a
nozze e nello stesso tempo anche la Sua sposa, poiché coloro che
ascoltano la Sua Parola, che La custodiscono nei loro cuori e che a
seconda di essa regolano le proprie azioni, quelli sono veramente la Sua
Sposa e sono pure Suoi ospiti alle nozze.
La
Dottrina di Cristo è come una veste nuova, il nostro attaccamento al
mondo invece come una veste vecchia, lacera e piena di strappi; dalla
Dottrina non si può prendere nemmeno un piccolo pezzo per rattoppare con
questo la nostra veste completamente lacera. A che serve attaccare una pezza nuova su
un vecchio abito ultralogoro, per coprire la pelle nuda nel punto
rammendato e proteggerla dal vento per un certo tempo?
Se poi però viene una pur piccola
tempesta (dell’anima), essa con molta facilità strappa la nuova pezza
dal vecchio abito logoro e, con questa, anche un altro pezzo dell’abito.
Chi proteggerà allora dal freddo la
nuda pelle nella tempesta? Perciò procuriamoci subito un abito
completamente nuovo e resistente finché abbiamo ancora a disposizione
alcuni mezzi per farlo, e non sprechiamoli acquistando nuove pezze per
rattoppare l’abito vecchio e ultralogoro che non ci serve. E se
dovessero poi anche arrivare delle tempeste, allora esse non saranno più
in grado di recare danno alla nostra pelle!
Quale vero vinaio vorrà dunque mettere
un vino nuovo in otri vecchi? Che cosa succederà a questi otri quando il
nuovo vino in essi comincia a fermentare? Esso li spaccherà e il vinaio perderà così gli otri e il vino.
Non
finisce però tutto mettendo il vino nuovo negli otri nuovi. Il vino nuovo
rimane torbido finché non abbia cessato di fermentare e se ne versi in un
bicchiere di cristallo e lo osservi alla luce, anche quella solare, nessun
raggio, potente che sia, riuscirà a colpire il tuo occhio attraverso il
bicchiere, a causa della torbidezza del vino. Questa stessa cosa succede
all’uomo. Prima che egli sia sufficientemente fermentato, e in seguito a
tale processo abbia allontanato da sé tutte le impurità, la Luce dei
Cieli non può compenetrare il suo essere. All’inizio il nostro spirito
sarà ancora troppo dominato ed occultato dalla sua carne, perché possa
farsi riconosce da questa.
Finché
lo Sposo si trova fra gli invitati alle nozze, conviene che a questi non
manchi nulla, perché quando lo Sposo sarà salito là da dove è venuto,
essi dovranno soffrire alquanto quando la durezza di cuore degli uomini offrirà
loro poco e alle volte anche nulla da mangiare.
Per
il resto, però, nessuno otterrà la vita eterna dell’anima per aver
digiunato molto, ma la otterrà soltanto chi fa la Volontà del Padre
manifestata dalla Parola di Cristo.