Gesù
disse ai suoi discepoli: «Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà
quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere; chi avrà ucciso sarà
sottoposto a giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il
proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello:
“Raca”, stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo,
sarà sottoposto al fuoco della Geenna.
Se dunque presenti la tua offerta sull'altare e lì ti ricordi che tuo
fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti
all'altare e và prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad
offrire il tuo dono.
Mettiti presto d'accordo con il tuo avversario mentre sei per via con lui,
perché l'avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia
e tu venga gettato in prigione. In verità ti dico: non uscirai di là
finché tu non abbia pagato fino all'ultimo spicciolo!» .
Prima cosa: E’ stato detto..., ma Io vi dico.
All’uomo disposto ad ascoltare, la
Verità gli viene svelata, un po’ alla volta, ma sempre più.
Il “dire” continua
e si amplia sempre più la conoscenza della Verità.
Quanti preconcetti, quanti limiti, quante convinzioni tentano di arginare le intuizioni che ci spingono verso il nuovo. Bisogna camminare col pensiero, non con i piedi.
L’uomo
nuovo è quello che non si ferma all’ "è
stato detto" , ma ascolta, accoglie, comprende,
attualizza e insegna agli altri il: "ma
Io vi dico".
Da bambino, l’uomo, diventa adulto, cambia aspetto e mentalità, comprende ciò che da piccolo non poteva comprendere. Così nella comprensione della Parola. Oggi l’uomo comincia la sua maturità spirituale. Questo è l’uomo nuovo che comprende, più o meglio di prima, ciò che è stato detto per la sua crescita nello spirito ("Ma Io vi dico").
È lo spirito sottinteso nella Parola, che oggi e domani si deve
comprendere per vivere da adulti maturi.
È lo Spirito Santo che oggi ci fa comprendere meglio la Parola (Gv.
16,12-15). Ascoltiamolo, e non ci fermeremo alle vecchie tradizioni, ma
Cieli e terre nuove scopriremo. E diventeremo uomini nuovi.
Cosa ci vuole dire Gesù in questo brano? Che si deve cercare
di vivere con tutti in pace e concordia. È meglio per noi sopportare un
torto che fare agli altri ciò che può sembrare un torto. Così facendo
non ci creeremo dei nemici pronti alla vendetta.
Poveri
farisei…. sono sepolcri imbiancati, con il loro zelo per far rispettare
le loro tradizioni. Più volte sono accusati di far portare al popolo
fardelli insopportabili, mentre loro non se ne caricano. Coloro che
giudicano nel nome di Dio sono gia stati….giudicati?
Questo
primo discorso è molto simile a quello che Gesù fece a Nicodemo quando
quest’ultimo andò dal Signore nella notte. “Se
la vostra giustizia non è superiore a quella degli scribi e farisei”….equivale
a dire “se non rinascerete in
acqua e Spirito”.
Per
l’uomo vecchio il Regno dei cieli è molto lontano, amici miei.
Cosa
insegna Gesù nel Padre nostro? “Perdona
i nostri peccati, come noi li perdoniamo ai nostri debitori.”
Che
significa? Vuol dire che per riconoscere il Signore e stabilire un
incontro con Lui si deve avere il cuore sgombro da ogni orgoglio, da ogni
vendetta.
Se
il male commesso dal tuo fratello lo ripaghi con un male più grande,
chiedi a te stesso se esso potrà diventare migliore! Ma se tu, in cambio
del male ricevuto da un fratello malvagio, gli rendi del bene, allora il
male che è in lui si attenuerà e, alla fine, ritroverai in lui un
fratello buono!
Quando
un padrone ha un servitore del quale si fida molto, ebbene, se quest’ultimo
abusa della bontà del suo signore peccando contro di lui, allora merita
di essere punito, e quindi il padrone lo fa chiamare e gli rinfaccia la
sua infedeltà. Ora, se il servitore si arrabbia e replica al padrone con
parole offensive, credi forse che il padrone si calmerà e si mostrerà più
buono verso di lui? No davvero! Io ti dico che il padrone, infuriato con
il suo sleale servitore, lo farà subito arrestare e gettare in prigione.
Se
però il servitore, vedendo che il suo padrone è arrabbiato con lui, si
getta ai suoi piedi e, pentito, gli confessa la propria colpa, chiedendo
perdono con delicatezza ed amore, ebbene, il padrone si comporterà allo
stesso modo? Sicuramente no! Infatti il padrone, commosso dal rimorso e
dalla bontà del servitore, sarà anch’egli mansueto ed indulgente e non
soltanto gli perdonerà tutto, ma gli farà pure del bene.
Dunque,
se vogliamo diventare buoni, non ricambiamo mai il male con il male!
Infatti se giudichiamo e puniamo quelli che ci fanno del male, finiremo
tutti per diventare cattivi e in noi non ci sarà più né vero amore né
bene!
Il
perdono di Dio parte dal perdono dell’uomo per l’uomo peccatore.
Quanto più l’uomo perdona e accetta l’altro peccatore, tanto più, e
altrettanto, farà Dio con noi.
Il Signore può illuminare l’uomo e fargli vedere i suoi peccati, e
l’uomo pentito chiede perdono e ottiene da Dio la purificazione.
Tale purificazione avviene quando il peccatore perdona l’altro
peccatore. Tutti gli uomini sono peccatori, tutti si mettano su un piano
di parità fra loro, e su un piano di sottomissione al Signore!
Non la legge (lapidazione dell’adulterio) ma l’amore può cancellare i
debiti.
Ecco
che l’amore tra noi fratelli funge da “indulto” davanti al Giudice,
che è Dio.
La
strada del perdono va: dall’uomo che perdona all’uomo; dall’uomo che
perdona di fronte a Dio; da Dio che perdona all’uomo peccatore disciolto
(= perdonato) e disciogliente (= perdonante le offese) i legami con
l’altro.
"Ciò
che legherete sulla terra sarà legato anche il Cielo, ciò che
scioglierete sulla terra sarà sciolto (perdonato) anche in Cielo".
Il
brano oggi termina con “sarai gettato in prigione fino a quando non
avrai pagato il tuo debito”
Prigione
= Geenna, luogo di purificazione
Pagato
il tuo debito = aver riconosciuto il proprio errore e chiederne il perdono.
Fino
a quando = niente è eterno, se non Dio solo.
Per concludere, se vogliamo essere Suoi servitori per la
propagazione del Suo Regno sulla Terra, dobbiamo diventare compiutamente
Suoi discepoli in parole, dottrina ed opere. Ma se non vogliamo esserlo o
se l’incarico ci sembra troppo gravoso o irrazionale, è meglio per noi
che facciamo ritorno a casa.