Il cammino avviato con l'assemblea straordinaria prosegue, fino all'anno prossimo. Allora bisognerà trovare formulazioni meno generiche e se non ci sarà accordo bisognerà andare di nuovo alla conta. Nel frattempo bisognerà gestire gli equilibri ecclesiastici. Le due settimane di lavori hanno lasciato strascichi polemici: scontro sul web tra Spadaro e "tradizionalisti"
CITTA' DEL VATICANO - "Una porta si è aperta e una maggioranza si è espressa, chiedendo che si vada avanti con un nuovo corso: si dovrà valutare come attuarlo, ma indietro non si torna". Uno dei più autorevoli padri sinodali fotografa così la terza fase del dibattito interno alla Chiesa sul tema della famiglia. Chiusa l'assemblea straordinaria, la riflessione torna dove era partita, cioè nelle diocesi, tra la gente e nelle comunità dei teologi, in attesa dell'appuntamento che papa Francesco ha fissato per ottobre 2015, quando si dovrà trarre una conclusione che, a quel punto, non sarà indolore.
L'ipotesi di un nuovo questionario - Il cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario del Sinodo, durante i lavori in aula ha lasciato intendere che ci potrebbe essercene uno nuovo da sottoporre ai fedeli, per focalizzare meglio le questioni rimaste in sospeso. A partire dai tormentati paragrafi su convivenze, omosessuali e comunione ai risposati, i tre aspetti sui quali la maggioranza qualificata dei due terzi è stata risicata (come nel primo caso) o è addirittura fallita. L'arcivescovo e teologo Bruno Forte, segretario speciale dell'assemblea e autore della prima versione del testo sui gay, ha ipotizzato che dietro alla bocciatura ci siano stati anche i voti contrari dell'ala definita "riformista", insoddisfatta di una esposizione troppo cauta. Il presule ritiene che altrimenti sarebbero da considerare "bizzarri" i 62 "non placet" espressi ad esempio sul comma 55, che è composto da due frasi, una tratta dal catechismo, l'altra da un documento della Congregazione per la dottrina della fede stilato ai tempi in cui Ratzinger ne era presidente. "Forse per qualcuno il Sinodo è una battaglia o il frutto di una strategia - ha aggiunto il presule - ma questa non è la prospettiva".
Scontro sul web tra Spadaro e i "tradizionalisti" - Di certo le due settimane di lavori in Vaticano hanno lasciato strascichi. Sul web, ad esempio, il gesuita Antonio Spadaro è finito al centro di una polemica sulla relazione intermedia letta dal cardinale Erdo e giudicata da alcuni causa di "disorientamento" anche tra i padri sinodali. Il direttore della Civiltà Cattolica ha risposto contestando con una serie di tweet le interpretazioni definite "ideologiche" da parte di siti "tradizionalisti" e rilanciando il video della reazione dell'aula al testo: "Le talpe a volte sono anche sorde", ha scritto Spadaro riferendosi agli applausi seguiti alla lettura del documento.
Gli equilibri ecclesiastici in bilico - C'è poi da gestire gli equilibri ecclesiastici messi in discussione dagli accesi confronti che hanno preceduto e accompagnato la fase sinodale. Francesco aveva chiesto la "parresia", cioè la massima schiettezza e nel suo intervento finale ha detto che si sarebbe preoccupato e rattristato se non ci fossero state le "animate discussioni" tra i padri. Ora però si dovrà trovare una soluzione. Nel 2015 si dovrà trovare una formulazione meno generica e se l'accordo dovesse mancare si dovrà fare ancora la "conta". In quel caso, però, la mancanza di una maggioranza qualificata costringerebbe il Papa a prendere l'iniziativa, come fece sul tema della contraccezione Paolo VI, beatificato proprio in chiusura del Sinodo, firmando la contestata enciclica Humanae Vitae. E a quel punto, visto il calibro dei rappresentanti dei due schieramenti, Francesco potrebbe finire in un contrasto con figure di vertice dei suoi dicasteri ancora più palese rispetto a quello che sembra covare in questa fase. Sempre ammesso che lo scenario nei palazzi pontifici sia uguale
a quello attuale. In un'intervista al National Catholic Reporter, ad esempio, il cardinale Raymond Burke, uno dei punti di riferimento del fronte tradizionalista, ha annunciato che sta finendo la sua esperienza alla guida della Segnatura apostolica, il massimo grado del tribunale vaticano.