Mentre
tutti erano pieni di meraviglia per tutte le cose che faceva, Gesù disse
ai suoi discepoli: «Mettetevi bene in mente queste parole: Il
Figlio dell'uomo sta per esser consegnato in mano degli uomini».
Ma essi non comprendevano questa frase; per loro restava così misteriosa
che non ne comprendevano il senso e avevano paura a rivolgergli domande su
tale argomento.
Gesù ha appena guarito un ragazzo da uno spirito immondo e l’aveva riconsegnato al padre. Tutti sono sbalorditi. Tutti vedono in Lui il liberatore. Magari volevano perfino idolatrarLo. La vita da discepolo del Signore doveva apparire alquanto fantastica, con tutti i segni e gli insegnamenti che venivano elargiti. Che fortuna, che emozioni, che vita!
Gesù riporta i discepoli con i piedi per terra. “Mettetevi bene in testa queste parole”; il Figlio dell’uomo, cioè il corpo che adombra in sè lo Spirito del Padre, lo Spirito Creatore, sta per essere consegnato a chi vuole farlo morire.
Sicuramente gli apostoli avrebbero voluto chiedere una più chiara spiegazione, ma probabilmente furono dell’opinione che forse Gesù non avrebbe gradito una simile richiesta e che per il momento sarebbe stato meglio lasciare tale questione, veramente poco chiara e incresciosa, così come Gesù l’aveva espressa. Dato dunque che i discepoli non volevano fare delle domande, così pure Gesù non disse altro al riguardo.
Così succede oggi. Il Signore ci da delle intuizioni, delle illuminazioni. Pochi momenti di estasi e felicità nel grande calderone di problemi e sofferenze che è la vita terrena. Quando queste sofferenze sono in contrasto con le nostre idee di illusoria felicità, quando mettono a repentaglio il nostro presunto benessere, e intendono scalfire la regolarità delle nostre abitudini… facciamo finta di non capire. Non approfondiamo il discorso. Magari siamo noi che abbiamo capito male, magari a chiedere altre spiegazioni rischiamo di fare le figure degli stupidi. Magari abbiamo paura di capire che il richiamo l’avevamo inteso proprio bene.
E allora continuiamo a seguire il Signore con i nostri dubbi e le nostre abitudini, e il Signore lascia cadere il discorso anche con noi.
Ci disturba il fatto che il Signore sia morto per noi, o ci disturba il fatto di far morire in noi le tentazioni mondane per poter seguire il Signore? Il passo del Signore è svelto e veloce, se ci portiamo dietro il bagaglio dei nostri interessi, non riusciremo ad assecondare l’invito del Signore al suo invito: “SeguiMi!”.
Come solo con la morte del Suo corpo il Signore fu in grado di rimanere propriamente presso i Suoi fino al termine dei tempi di questi giorni, così anche noi, con la morte delle nostre tentazioni mondane, riusciremo a sentirLo vivo in noi.
Si deve essere in due per potersi incontrare.