In
quel tempo al tetrarca Erode giunse notizia della fama di Gesù. Egli
disse ai suoi cortigiani: «Costui è Giovanni il Battista. È risorto dai
morti e per questo ha il potere di fare prodigi!».
Erode infatti aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e
gettare in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo.
Giovanni infatti gli diceva: «Non ti è lecito tenerla con te!». Erode,
benché volesse farlo morire, ebbe paura della folla perché lo
considerava un profeta.
Quando fu il compleanno di Erode, la figlia di Erodìade danzò in
pubblico e piacque tanto a Erode che egli le promise con giuramento di
darle quello che avesse chiesto. Ella, istigata da sua madre, disse: «Dammi
qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista».
Il re si rattristò, ma a motivo del giuramento e dei commensali ordinò
che le venisse data e mandò a decapitare Giovanni nella prigione. La sua
testa venne portata su un vassoio, fu data alla fanciulla e lei la portò
a sua madre.
I suoi discepoli si presentarono a prendere il cadavere, lo seppellirono e
andarono a informare Gesù.
Gesù sta inviando i discepoli a due a due alle pecore della casa d’Israele per farle ravvedere.
La fama di Gesù si era sparsa in tutta quella zona. Non solo le persone comuni, ma anche Erode e la gente del palazzo reale ne sentirono parlare.
Ora vediamo questa strana reazione da parte del re Erode, l’assassinio di Giovanni Battista era già avvenuto e penso sia riportato qui per spiegare la reazione strana e superstiziosa di Erode.
Il re Erode udì parlare di Gesù (poiché la sua fama si era sparsa) e diceva: “Giovanni il battista è risuscitato dai morti; è per questo che agiscono in lui le potenze miracolose”.
Oggi possiamo discutere su questo punto: il precursore di Gesù, un suo amico, un suo parente, viene decapitato. Come è potuta succedere questa cosa? Perché, non è stato preservato?
Prima di tutto, Giovanni era un personaggio scomodo. Più che per Erode ed Erodiade, era scomodo per il Tempio. Giovanni era a conoscenza di tutti gli imbrogli perpetrati dal Tempio e nel Tempio, e da tempo stava raccontando tutto ciò al popolo. Il popolo d’altra parte lo considerava un profeta, e come tale lo onorava e che esso faceva penitenza e chiedeva il battesimo. Questi perversi del Santuario di Dio ben presto si avvidero che per mezzo del Battista veniva posta l'ascia alla radice e che ciò preludeva alla fine del loro ignominioso dominio. Allora cominciarono a circuire Erode, ma quest’ultimo in base ai patti che lo legavano a Roma, non poteva cadere nel tranello teso dai Templari intenti nel dimostrare che l’opera del Battista poneva la sua signoria nel più grave pericolo.
Anche se tutto questo non servì a nulla, essi insistettero così tanto presso di lui che finì col farlo gettare in carcere.
Visto i magri risultati raccolti con Erode, che lasciava parecchia libertà a Giovanni in carcere permettendo di ricevere numerosi suoi discepoli, i Templari cercarono di circuire Erodiade, ricordandole che Giovanni voleva distogliere Erode da Erodiade.
In poche parole, i mandanti del martirio di Giovanni il Battista sono i sacerdoti del Tempio, abili a far incarcerare il Battista e ad incitare Erodiade a trovare il modo di toglierlo di mezzo. Ci si può chiedere ora perché dunque Giovanni ha dovuto languire in una prigione, pur non avendo peccato mai né contro Dio né contro gli uomini.
Se lo avesse voluto, avrebbe potuto anch’egli essere libero. Se Giovanni riconobbe il Cristo apertamente quando venne da lui al Giordano, chi mai poté imporgli di non seguirLo? Egli volle rimanere nel suo deserto, e vi fece continuamente la più severa penitenza; eppure egli non ha mai peccato. Perché egli agì in tal modo? Fu egli stesso che si consegnò ad Erode.
Lo spirito di Giovanni è grande, più grande di qualsiasi altro spirito che abbia vivificato finora un corpo su questa Terra; però il suo corpo appartiene a questa Terra, e le debolezze di detto corpo sono anche la causa per cui si è sviluppata un’anima debole. Uno spirito tanto forte è di certo capace di educare fortemente e vigorosamente un’anima debole; ma la carne e l’anima di Giovanni sono deboli. Per questo egli ha inviato in continuazione messaggeri al suo posto, ma né messaggeri né lettere hanno mai quella forza d’azione che ha la propria persona in cui dimorano anima e spirito.
Gesù non deve e non può attribuire a nessuno come obbligo la Sua Forza e la Sua Potenza per Sua Volontà, a meno che uno non vada da lui e se le prenda da solo; infatti da parte Sua non viene mai negato a nessuno di prendersi la vita oppure il giudizio, ciò che egli vuole, e dunque anche la Sua Potenza e Forza per uno scopo buono.
Ma chi va a Gesù con tutto se stesso, costui non riceve nulla all’infuori della Grazia della Luce, per mezzo della quale egli possa trovare qui o nell’Aldilà la via che conduce al Padre e, una volta trovata, possa comprendere che Cristo stesso è la Via per la Vita, anzi la Vita stessa.
Giovanni fece bensì quello che nessuno ha potuto fare, cioè riuscì a dominare completamente la sua carne; però egli vide davanti a sé la salvezza, e tuttavia non poté strapparla attirandola verso di sé. E perché mai non poté farlo?
Giovanni avrebbe potuto seguire Gesù quando Lo vide e Lo riconobbe; accadde invece che il suo spirito diede ascolto alle insinuazioni dell’anima; sorsero allora in lui dei dubbi a riguardo di Gesù, e per questa ragione ha inviato a Gesù ancora una seconda volta, anche dal carcere, dei messaggeri.
Ora, chi domanda, dimostra di non avere ancora le idee chiare, perché ogni domanda presuppone o un’assoluta ignoranza, oppure un dubbio riguardo a ciò che si sa, vale a dire se quello che si sa sia o no vero. Se a Giovanni tutto fosse stato perfettamente chiaro, non avrebbe inviato dei messaggeri. E avrebbe seguito il Signore.