Gesù parlò dicendo: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che
assomigliate a sepolcri imbiancati: all’esterno appaiono belli, ma
dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni marciume. Così anche voi:
all’esterno apparite giusti davanti alla gente, ma dentro siete pieni di
ipocrisia e di iniquità.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che costruite le tombe dei profeti
e adornate i sepolcri dei giusti, e dite: “Se fossimo vissuti al tempo
dei nostri padri, non saremmo stati loro complici nel versare il sangue
dei profeti”. Così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli di
chi uccise i profeti. Ebbene, voi colmate la misura dei vostri padri».
Penso che al giorno d’oggi la maggior
parte dei praticanti cosiddetti “cristiani” si senta con la coscienza
a posto. La verità però che celiamo al nostro interno è ben diversa da
come intendiamo apparire fuori. Esistono delle rivalità, anche
all’interno delle più piccole comunità, che lacerano e separano
l’uomo da ciò che è vera comunione.
Non parlo riguardo al solo ambito
lavorativo; anche nelle parrocchie si vive questa atmosfera. Si potrebbe
dire allora che non siamo molto distanti dalla figura dei farisei ai quali
oggi il Signore dice: “guai a voi” che equivale ad un commiserevole
“poveri voi!”.
Noi abbiamo il nostro dio, che può
essere il denaro, l’ambizione, la passione verso qualcuno o qualcosa;
possiamo anche essere noi stesso l’oggetto di una lode personale e
disprezzare tutto ciò che distorce questa nostra apparente figura.
Poveri noi….. costruiamo le tombe a chi
cerca di portarci nel giusto cammino, siano esse persone o rivelazioni
divine. Seppelliamo tutti i buoni propositi che intaccherebbero il nostro
quotidiano status di bellimbusto benestante.
Così facevano i
farisei. Il Messia era temuto più di qualsiasi altro dalla casta
sacerdotale, ben provvista di agi e ricchezze, poiché stava scritto che
quando il Gran Sacerdote nell’ordine di Melchisedec fosse sceso
dall’eternità su questa Terra, la casta di tutti gli altri sacerdoti
avrebbe avuto completa fine ed
il nuovo Melchisedec avrebbe regnato poi in eterno con i suoi angeli sopra
a tutte le nazioni della Terra.
Tutti i sacerdoti, dai più alti
agli infimi, non temevano né il fuoco né la tempesta che passò davanti
alla grotta dove stava Elia, il grande profeta, ma quello che soprattutto
li spaventava era il dolce alitare del vento intorno alla stessa grotta
del grande profeta, perché dicevano sempre: “il Messia nell’ordine di
Melchisedec verrà nel profondo silenzio della notte come un ladro e
toglierà loro tutto quelli che essi si sono acquistati.” Per questa
ragione nessuno fra i sacerdoti voleva attendere in questa vita la venuta
dell’Unto del Signore, ma bramava invece ardentemente di vederla
rimandata ad un futuro, il più possibile lontano.
Ora, siccome tutta la casta
sacerdotale, particolarmente la parte anziana, doveva rilevare senza
dubbio possibile che in Gesù andavano avverandosi tali profezie, essa
fece i maggiori sforzi allo scopo di provocare, se mai possibile, la Sua
rovina. Se ciò non fosse stato possibile, dato il caso che Gesù fosse
nella piena realtà quello che temevano che Esso fosse, essi avrebbero
fatto più tardi penitenza con sacco e cenere per le loro malvagie fatiche
aspettando tremanti il colpo fatale, per il quale essi temevano di dover
perdere tutto, come in ogni tempo, del resto lo avevano temuto; altrimenti
essi non avrebbero lapidato quasi tutti i profeti.
Dobbiamo trarre quindi le debite conseguenza dal comportamento dei farisei, per non incorrere nei loro stessi sbagli, e per non sentirci dire un giorno “Guai a voi!”