Giovanni chiamati due dei suoi discepoli li mandò a dire al
Signore: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?».
Venuti da lui, quegli uomini dissero: «Giovanni il Battista ci ha mandati
da te per domandarti: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare
un altro?”».
In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da
spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi. Poi diede loro questa
risposta: «Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i
ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono
purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la
buona notizia. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».
Giovanni
è in carcere, grazie alle manovre dei sacerdoti che non gli avevano mai
perdonato di essere stati apostrofati da lui con un esplicito: “Razza
di vipere!”.
E’ in carcere anche grazie ai propri dubbi. Dopo aver conosciuto il Signore si era pienamente convinto che Esso era il promesso Messia e che tutto il popolo ebreo fosse già redento grazie al solo fatto della Sua apparizione sul mondo e che ogni dominazione dei potenti del mondo avesse ormai cessato di esistere; poi gli fu riferito che anche Gesù (esteriormente) battezzava come lui con acqua (ma Gesù battezzava interiormente anche con lo Spirito Santo) e non con lo Spirito Santo. Poteva andare a chiedere spiegazioni di persona, ma Giovanni mandò dei messaggeri, perché si vergognò dei suoi dubbi e aveva troppo timore del giudizio del Signore, e ben poco amore. Giovanni non comprese anche perché Gesù si fece battezzare da lui e, il Battista, pur rendendo testimonianza incitato dallo Spirito, dubitava nel suo cuore. Era il precursore, colui che annunciava e faceva riconoscere al mondo il Signore di tutti i mondi, ma alla fine i dubbi lo assalirono e lo sconfissero.
Poi
finì in carcere e si convinceva di giorno in giorno sempre più che, dopo
la Sua apparizione, il dominio dei potenti di questo mondo anziché
decadere era andato rafforzandosi, un altro dubbio cominciò lentamente ad
insinuarsi nella sua anima, ed alla mente si affacciò l’idea che Gesù
potesse forse non essere Quello che egli aveva creduto. “Se
questo Gesù di Nazareth è veramente il Messia promesso, il Figlio del
Dio vivente, come può Egli abbandonarmi ora al mio destino e non
liberarmi dal carcere, e come potè permettere che io finissi in
prigione?”
Giovanni
dal carcere, ove aveva una certa liberta di azione (poteva tenere i suoi
sermoni e ricevere visite dei suoi discepoli e di altri visitatori) manda
allora dei messaggeri da Gesù. Chi viene in persona, ottiene di più di
chi invia un messaggero oppure una lettera. Lo spirito di Giovanni è
grande, più grande di qualsiasi altro spirito che abbia vivificato finora
un corpo su questa terra; però il suo corpo appartiene a questa terra, e
le debolezze di detto corpo sono anche la causa per cui si è sviluppata
un’anima debole. Infatti uno spirito tanto forte è di certo capace di
educare fortemente e vigorosamente un’anima debole; ma la carne e
l’anima di Giovanni sono deboli. Per questo egli ha inviato in
continuazione messaggeri al suo posto, ma né messaggeri né lettere hanno
mai quella forza d’azione che ha la propria persona in cui dimorano
anima e spirito.
Il
Signore non deve e non può attribuire a nessuno come obbligo la Sua Forza
e la Sua Potenza per Sua Volontà, a meno che uno non vada da Lui e se le
prenda da solo; infatti il Signore non nega ad alcuno di prendersi la vita
oppure il giudizio, ciò che egli vuole, e dunque anche la Sua Potenza e
Forza per uno scopo buono.
Ma
chi non va da se stesso, costui non riceve nulla all’infuori della
Grazia della Luce, per mezzo della quale egli possa trovare in questa vita
o nell’aldilà la via che conduce al Signore, e una volta trovata, possa
comprendere che Lui stesso è la Via, per la Vita, anzi la Vita stessa.
Giovanni
fece bensì quello che nessuno ha potuto fare, cioè riuscì a dominare
completamente la sua carne; però egli vide davanti a sé la salvezza, e
tuttavia non potè strapparla attirandola verso di sé. Accadde che il suo
spirito diede ascolto alle insinuazioni dell’anima; sorsero allora in
lui dei dubbi al riguardo del Signore, e per questa ragione inviò a Gesù
già per la seconda volta dei messaggeri. Ora, chi domanda, dimostra di
non avere ancora le idee chiare, perché ogni domanda presuppone o
un’assoluta ignoranza, oppure un dubbio riguardo a ciò che si sa, vale
a dire se quello che si sa sia o no vero.
Vero
è che mai un uomo al mondo ha condotto una vita tanto rigida e severa
quanto lui; tanto che appena percepiva anche il minimo stimolo della
carne, non mangiava né beveva nulla per interi giorni, e cos’ senza
aver peccato, è stato il più grande penitente della terra; ma tuttavia
il Signore dice a tutti noi: “Un peccatore qualora si ravveda e si
migliori, e venga a Me traboccante d’amore nel suo cuore, è ben
superiore a Giovanni”.
Infatti
colui che dice: “Signore, io sono un peccatore e non sono degno che
Tu entri sotto il mio tetto”, è più caro è più caro di
novantanove giusti i quali non hanno bisogno di penitenza, e glorificano
Dio nel loro cuore perché non sono peccatori, e quindi si reputano
migliori di altri che hanno, anche se lievemente, peccato.
Accorriamo quindi al Signore, nel nostro cuore, con la serietà necessaria, per domandarGli se è Lui e solo Lui Colui il Quale vede venire ad abitare nel nostro cuore. Solo in questo modo avremo una risposta piena, consolatrice, che ci libererà dai nostri dubbi, che solo la causa per la quale ci siamo rintanati nelle nostre prigioni quotidiani.
E
al momento dell’incontro, scegliamo di prenderci la Vita, e non il
Giudizio.