Alcuni,
venuti dalla Giudea, insegnavano ai fratelli questa dottrina: «Se non vi
fate circoncidere secondo l'uso di Mosè, non potete esser salvi».
Poiché Paolo e Bàrnaba si opponevano risolutamente e discutevano
animatamente contro costoro, fu stabilito che Paolo e Bàrnaba e alcuni
altri di loro andassero a Gerusalemme dagli apostoli e dagli anziani per
tale questione.
Essi dunque, scortati per un tratto dalla comunità, attraversarono la Fenìcia
e la Samarìa raccontando la conversione dei pagani e suscitando grande
gioia in tutti i fratelli.
Giunti poi a Gerusalemme, furono ricevuti dalla Chiesa, dagli apostoli e
dagli anziani e riferirono tutto ciò che Dio aveva compiuto per mezzo
loro. Ma si alzarono alcuni della setta dei farisei, che erano
diventati credenti, affermando: è necessario circonciderli e ordinar loro
di osservare la legge di Mosè.
Allora si riunirono gli apostoli e gli anziani per esaminare questo
problema.
I
fratelli sono i nuovi credenti… gli uomini nuovi. Una parte dei giudei
convertiti non avevano accettato con gioia ed entusiasmo l’evangelo
della grazia come invece avevano fatto i Gentili.
In
Giudea una parte degli ebrei convertiti era costituita da persone
provenienti dal fariseismo, persone quindi che basavano la loro religiosità
sull’osservanza puntuale della legge di Mosè e che, pur essendosi
convertiti volevano fermamente continuare, ritenendolo giusto, a
comportarsi secondo le regole che avevano sempre cercato di seguire.
Essi
sostenevano che anche i
gentili dovevano, per entrare a far parte della chiesa ed essere salvati,
essere circoncisi e osservare integralmente la legge di Mosè.
Ci
troviamo di fronte al primo concilio di Gerusalemme.
Nel
corso della storia ci sono stati molti concili, concili nei quali si è
discusso e deciso in merito a grandi questioni dottrinali, ogni volta che nella chiesa affioravano differenze.
Qualcuno
pensa che anche oggi ci sarebbe bisogno di un concilio. Può darsi.
Tuttavia temo che non si giungerebbe mai ad un accordo perché ci sono
troppe chiese che si sono allontanate dalla persona di Cristo.
Un
concilio che non ruota attorno alla persona di Cristo, non può essere
considerato un concilio ecclesiastico dal momento che il Signore Gesù
Cristo è il nucleo su cui è costruita tutta la chiesa.
Il
problema non è a livello di riti, di appartenenza o di cerimonia, ma il
punto focale è la relazione personale di ognuno con Gesù Cristo.
Purtroppo
ci sono persone che sono lontane da Cristo e non sperimentano la comunione
con Lui; nonostante ciò, vogliono discutere degli aspetti rituali della
vita di chiesa.
Oh,
certo, possono anche portare un’enorme Bibbia sotto braccio, andare in
chiesa ogni domenica e cantare gli inni con entusiasmo, ma al lunedì il
Signore Gesù è lontano da loro perché essi non hanno una stretta e viva
comunione con il loro Salvatore.
Gesù
Cristo dovrebbe essere al centro delle nostre vite rinnovate. Dovremmo
pensare a Lui costantemente. Non dovremmo mai guardare un tramonto senza
pensare a Colui che l’ha creato. Dovrebbe essere presente nella nostra
vita di tutti giorni, in ogni situazione, anche quando siamo tesi, ansiosi
e preoccupati. Ora concentriamoci sul consiglio di Gerusalemme.
Ci
si era riuniti per discutere su di un tema di grande importanza: la legge
contro la grazia, o la legge contro la libertà. Qui stava infatti il nodo della questione.
Non si trattava solo di dover decidere se uno dovesse essere circonciso o
meno o se potesse mangiare carne sacrificata agli idoli o no.
La
questione era ed è: occorre farlo per essere salvati? Occorre
capire che in questo concilio era l’intero vangelo ad essere messo in
discussione.
Nel
Nuovo Testamento il termine “vangelo” ha due
significati.
Prima
di tutto ci sono i fatti del vangelo, che sono assolutamente basilari ed
essenziali.
Parliamo
della morte,
della sepoltura e della risurrezione del Signore Gesù Cristo.
Il
vangelo è in secondo luogo l’interpretazione dei fatti.
La verità che sta alla base dell’Epistola ai
Galati è proprio legata all’interpretazione. Ed è anche il punto
cruciale del tema discusso nel primo concilio di Gerusalemme, perciò il
vangelo ruota anche su ciò che Paolo afferma in questi pochi versetti. Galati
2: 15-16 e 3:22:
“Noi
Giudei di nascita, non stranieri peccatori, sappiamo che l’uomo non è
giustificato per le opere della legge ma soltanto per mezzo della fede in
Cristo Gesù, e abbiamo anche noi creduto in Cristo Gesù per essere
giustificati dalla fede in Cristo e non dalle opere della legge; perché
dalle opere della legge nessuno sarà giustificato.” Galati
2:15-16
“Ma
la Scrittura ha rinchiuso ogni cosa sotto peccato, affinché i beni
promessi sulla base della fede in Gesù Cristo fossero dati ai
credenti.” Galati
3: 22
Cosa
si deve fare quindi per essere salvati? Credere, niente di più, niente di
meno.
Nel
primo secolo i giudei non negavano i fatti del vangelo - c’erano troppi
testimoni. La disputa nacque circa l’interpretazione di quei fatti.
Cosa
ha fatto per te Cristo morendo sulla croce ? Il suo operato è sufficiente
per salvarti? Occorrono ulteriori riti o cose simili per ottenere la
salvezza ? Devi ubbidire alla legge di Mosé ? Queste erano le domande che
essi si ponevano.
Ora
torniamo al capitolo 15 degli Atti e andiamo a Gerusalemme con Paolo e
Barnaba.
Paolo
e Barnaba fecero un resoconto delle loro esperienze alla chiesa di
Gerusalemme così come avevano fatto ad Antiochia. Dissero in pratica: “abbiamo
predicato il vangelo a uomini e donne non giudei, essi hanno creduto in
Cristo. Non conoscono la legge di Mosé, ma hanno creduto in Cristo e sono
stati salvati”.
I farisei volevano dare un tocco personale al
vangelo. Ma è necessario dire che, nel momento in cui si aggiunge
qualcosa al vangelo, lo si perde e al suo posto si possiede una religione.
Non si possiede più il vangelo di Cristo. L’unico
approccio a Gesù Cristo è la fede. Tutti dobbiamo andare a Lui per fede. Egli non ci
permetterà di raggiungerlo in nessun altro modo.
Gesù
disse Giovanni
14:6: “Io
sono la Via, la Verità e la Vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo
di Me.” Tutto
è racchiuso in queste parole.
L’unica
domanda che Dio pone a questa umanità persa nel peccato è: “Che
valore dai alla morte di mio Figlio per te?” Dio non ci impartisce lezioni catechistiche del tipo “
voglio che tu sia un bravo ragazzo. Voglio che frequenti una chiesa.
Voglio che partecipi a questa o a quella cerimonia.”
Questo
genere di insegnamento appartiene solo ad una religione insipida. Non
proviene da Dio.
Dio dice “Mio Figlio è morto per te. Cosa vuoi farne di Lui?“ La risposta a questa domanda determinerà il tuo destino eterno. Questo è l’interessante tema che si discusse al consiglio di Gerusalemme. Gli apostoli e gli anziani si riunirono per discutere di questo problema.