Nel giorno dopo il sabato, Maria di Màgdala corse e andò
da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse
loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove
l'hanno posto!».
Uscì allora Simon Pietro insieme all'altro discepolo, e si recarono al
sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più
veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Chinatosi, vide le bende
per terra, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e
vide le bende per terra, e il sudario, che gli era stato posto sul capo,
non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte.
Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al
sepolcro, e vide e credette.
Una certa parte di eruditi sostiene la
tesi che il Vangelo di Giovanni non sia stato scritto di suo pugno. Io però
dico che è scritto di suo pugno.
Certamente, finché egli andava in giro
con Gesù Cristo come apostolo, scriveva solo dei frammenti, annotando le
cose più degne di essere ricordate. Ma nel suo cosiddetto esilio
nell’isola di Patmos – che per lui però non era affatto un esilio, in
quanto con questa proscrizione un romano retto e potente lo aveva solo
sottratto alla furia persecutoria degli ebrei – nella fortezza del greco
Cado, il quale viveva temporaneamente anche a Gerico, egli poté mettere
incontestato nel giusto ordine il suo Vangelo, al fianco di Maria, e in
esso annunciò per i posteri solo quel tanto che era necessario per la
loro beatitudine.
Di tutto il resto invece egli disse,
alla fine, che il Signore aveva fatto e insegnato ancora moltissime cose
che non stavano scritte in quel Libro, e che se qualcuno le avesse scritte
nei libri, il mondo non le avrebbe comprese. E con questa fondata
osservazione egli concluse il suo Vangelo – quasi proprio nel tempo in
cui Gerusalemme veniva distrutta dai Romani.
Dopo di che Giovanni visse ancora per
parecchio tempo e mise su pergamena le sue visioni con il titolo di
“Apocalisse di Giovanni”.
In questa occasione egli certo molte
volte fu aiutato nello scrivere da un amico a lui affezionato oltre
misura, perché a quel tempo aveva già un’età di oltre cento anni.
Questo suo amico si chiamava pure lui Giovanni, nome che però si era
fatto dare da Giovanni nell’occasione in cui l’evangelista lo battezzò
ed effuse su di lui lo Spirito Santo. Infatti di nascita questo amico di
Giovanni era un greco e aveva naturalmente anche tutt’altro nome, che
per noi ha poca o nessuna importanza, perché egli non aveva affatto una
celebrità storica sebbene appartenesse alla servitù del greco Cado.
E così ora sappiamo anche come stanno
le cose, secondo verità, riguardo a Giovanni; egli è, era e rimane il
Suo prediletto, e chi vive e agisce secondo il suo Vangelo, costui sarà
ritenuto dal Signore prediletto come lui.
Ritorniamo al brano del Vangelo.
La corsa è indice di una grande attività;
questa attività è sintomo dell’amore per Dio e per i fratelli. Non
pensate che nell’aldilà ci aspetti “l’eterno riposo”; anzi la
vita eterna è contraddistinta da una intensa attività per perfezionare
infinitamente il proprio essere, aiutare i fratelli celesti dotati di
pochissima luce e per aiutare i fratelli ancora nella vita terrena.
Una donna perdutamente innamorata del Signore
corre e porta la notizia ai due apostoli; è una corsa angosciosa, una
ricerca di aiuto; hanno portato via ciò in cui consisteva la vita della
Maddalena; sette erano le donne al sepolcro, dotate di varia fede. Una
sola è colei che, nell’angoscia, corre e cerca aiuto.
Gli apostoli erano nascosti, per paura di
ritorsioni da parte dei giudei. In due di loro la notizia portata dalla
Maddalena ha un effetto dirompente; Pietro, che rappresenta la fede, e
Giovanni, che impersonifica l’amore, escono allo scoperto e corrono lì,
dove il Signore era stato deposto.
Come vedremo ben presto, un paio di aspetti
contraddistinguono il comportamento dei due apostoli.
L’amore corre più veloce della fede; non pensate che Pietro sia stato più goffo o più anziano di Giovanni. Qui il significato è ben altro, come vedremo più avanti. In un tale amore vi è posto per moltissime cose; nella fede invece c’è posto soltanto per qualcosa di definito e limitato, e ciò secondo il detto: “Fino a qui e non più oltre!”.
All’amore non servono le prove, alla fede sì; Pietro entra nel
sepolcro, mentre Giovanni
si fermò, guardò dentro e "vide"; ci sono tre parole greche usate in questo testo e tutte e
tre sono state tradotte con “vedere”;
qui (riferito a Giovanni, versetto 5) la parola significa percepire e
capire, e comprende la ricerca e l'intuizione. Quando Pietro entrò e vide, la parola usata è theaomai dalla quale
noi traiamo la nostra parola teatro, cioè egli guardò con attenzione.
Le bende erano a terra, ma il sudario che Gli
era stato posto sul capo, era piegato a parte. Ricordiamo che Giuseppe e Nicodemo avevano avvolto
il corpo del Signore nel lino e lo avevano sigillato con la mirra e
l'aloe, che formavano una sorta di colla che chiudeva ermeticamente il
corpo.
Il corpo
glorioso, trasfigurato, di Gesù esce dalle bende senza dover essere srotolate, e il sudario, secondo il mio personale intendimento, per
piegato deve intendersi che doveva aver mantenuto la forma del viso e del
capo. Non piegato quindi nel senso di “steso”, ma nel senso che ha
mantenuto la forma di ciò che ricopriva.
Quando
Giovanni entrò nel sepolcro e vide,
la parola “vide” significa conoscere. Egli conobbe e credette ancora
prima di aver visto il Cristo risorto. Entrambi
gli apostoli videro, ma solo Giovanni credette.
Cosa voglio dire con queste parole? Giovanni vede molto più in la di Pietro. Pietro vede con la fede, Giovanni vede con l’amore. La fede può molto, l'amore può tutto. Pietro, è davvero una roccia nella fede, ma Giovanni è puro diamante nell'amore, ed è per questo motivo che egli vede anche più profondamente di tutti gli apostoli. Perciò egli è il vero e proprio biografo del Signore. Esso gli ha dato da scrivere molte cose che saranno per tutti gli apostoli degli enigmi.
Atteniamoci quindi a cosa ci detta l’amore, e vedremo molto più nitidamente ciò che ci impone la fede.