In quel tempo, di sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli, mentre camminavano, si misero a cogliere le spighe.
I farisei gli dicevano: «Guarda! Perché fanno in giorno di sabato quello che non è lecito?». Ed egli rispose loro: «Non avete mai letto quello che fece Davide quando si trovò nel bisogno e lui e i suoi compagni ebbero fame? Sotto il sommo sacerdote Abiatàr, entrò nella casa di Dio e mangiò i pani dell’offerta, che non è lecito mangiare se non ai sacerdoti, e ne diede anche ai suoi compagni!».
E diceva loro: «Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato! Perciò il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato».
Cogliere le spighe con la mano non era vietato, ma permesso per chi si trovava nello stato di bisogno. Si dice in Deuteronomio 23:24-25 “Quando entrerai nella vigna del tuo prossimo, potrai a tuo piacere mangiare uva a sazietà, ma non ne metterai nel tuo paniere. Quando entrerai nei campi di grano del tuo prossimo potrai cogliere le spighe con la mano; ma non metterai la falce nel grano del tuo prossimo.”
Risale già ai primi tempi degli uomini l’uso di dividere la settimana in sette giorni, divisione questa che gli uomini, dal punto di vista naturale, dedussero dai quarti di luna, mentre, dal punto di vista spirituale che venne loro rivelato, ciò sta in relazione con i sette Spiriti in Dio,
di cui anche voi avete udito parlare.
Dei sette Spiriti, però, è il settimo che, come operando a ritroso, affina e ammorbidisce i sei precedenti e li completa, e questo settimo Spirito si chiama la Misericordia operante. Anche per questa ragione Dio ha stabilito attraverso Mosè il settimo giorno come Sabato, affinché in quel giorno gli Ebrei si astenessero da ogni lavoro servile, atto a procurare solo il proprio benessere materiale, e, in occasione dell’adunanza dinanzi alla Capanna nella quale stava l’Arca, rivolgessero il loro sguardo ai fratelli ed alle sorelle poveri, alle vedove e agli orfani, provando per essi misericordia, così da poter intervenire in loro favore con l’opera. Ed è appunto in ciò che consisteva l’intera Legge di Mosè e di tutti i profeti, cioè che in piena fede in Dio e nell’amore per Lui, venisse esercitata a favore del prossimo le opere della misericordia.
I farisei però interpretano a modo loro la Legge. La Legge data da Dio attraverso Mosè, non era una legge per la ragione, cioè da interpretare con la sola intelligenza. Era una legge propositiva per il cuore dell'uomo, data per aiutarlo e non per metterlo alla prova.
Nei farisei e nel Tempio la Legge è rimasta, ma l'amore a Dio si era già spento da diverso tempo. Una Legge però, in cui non c’è più amore, non giova a nulla, e colui che la osserva senza amore, è un morto schiavo della stessa.
Sapete chi è un peccatore? Un peccatore è colui che non ha amore in sè stesso. Noi però abbiamo amore, ed i nostri peccati saranno perdonati come alla Maddalena, essendo Gesù al di sopra della Legge di Mosè un Signore dall'eternità.
Il grande peso che si pensa di doversi addossare nel seguire la sequela di Cristo non sta nel Cristo stesso, ma nella Legge di Mosè. Quando non conoscevamo il Signore, ma solo i precetti della Legge avevamo sulla spalla non il peso del Cristo, ma soltanto quello della Legge che ci opprimeva, pesante come un mondo.
Ora però che nel nostro cuore abbiamo riconosciuto la presenza di Gesù, il Signore su Mosè e sulla Legge, il peso delle Legge non è più con il Signore, e tanto meno sulle nostre spalle.
Come in passato, così è oggi e sarà nel futuro: in tale modo andrà spiritualmente a tutti coloro che sopporteranno la Legge. I giusti per legge gemeranno e digrigneranno i denti; ma il Signore siederà a tavola nelle case dei peccatori e li guarirà e li accoglierà come Suoi figli.
I perduti Lui li cercherà, i malati, i duramente imprigionati e i tormentati li guarirà, salverà e libererà; ma i giusti della Legge dovranno andarsene dalla Sua Dimora ingiustificati.