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Donna, ecco tuo figlio.  
Gv. 19, 25-27

In quell’ora: stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.

 

E’ difficile comprendere cosa vogliano significare realmente questi tre versetti. Il Vangelo secondo Giovanni è intriso di significati spirituali, e noi non riusciamo a cogliere che la sostanza esterna, un po’ come la buccia copre e protegge la polpa della mela e il suo seme.

Gesù chiama sua madre “Donna”. Ricordate quando è accaduta la stessa cosa?

Ebbene si, alle nozze di Cana, quando disse “Donna,… non è ancora giunta la Mia ora.”

Appare strana questa analogia. Per la Madre a Cana doveva aver inizio il mandato di Gesù.

Forse nel Golgota avrebbe avuto la sua fine. Negli occhi di Maria stanno scorrendo tutti gli episodi della vita di Gesù, dall’infanzia, adolescenza, per arrivare ai tre anni di predicazione. Una vita vissuta… nel vero senso della Parola. Ora Gesù dice a Maria: “Ecco Donna, come il Dio fattosi uomo si sacrifica per l’umanità. Ecco come il Verbo viene messo a tacere. Ecco come la Luce viene data in mano dalle tenebre.” Figlio, Verbo, Luce; tre parole con il medesimo significato.

E poi ancora: “Figlio, ecco la tua madre”. Si potrebbe pensare che Gesù voglia dire a Giovanni: “solo se muori al mondo e alle sue attraenti provocazioni, solo nella croce della tua rinuncia la Parola diventerà in te Madre in grado di generare nel suo grembo, al suo  interno, un uomo nuovo.”

La croce come passaggio dall’uomo vecchio all’uomo nuovo. Proprio come l’acqua venne trasformata in vino alle nozze di Cana.