I discepoli avevano dimenticato di
prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un pane solo.
Allora Gesù li ammoniva dicendo: «Fate attenzione, guardatevi dal
lievito dei farisei e dal lievito di Erode!».
E quelli dicevano fra loro: «Non abbiamo
pane». Ma Gesù, accortosi di questo, disse loro: «Perché discutete che
non avete pane? Non intendete e non capite ancora? Avete il cuore
indurito? Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi
ricordate, quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste
colme di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Dodici». «E quando
ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi
avete portato via?». Gli dissero: «Sette».
E disse loro: «Non capite ancora?»
Ora si presenta l’incredulità dei discepoli. Hanno un unico pane nella barca, ma non è il Pane a cui loro fanno riferimento. Gesù opera in molti modi per insegnare ai suoi eletti, e ogni singola parola ha un suo insegnamento intrinseco. L’unico Pane presente nella barca è stato in grado di sfamare la moltitudine di uomini che avevano seguito Cristo nella montagna, come non poteva bastare per sfamarne appena una decina?
No,
niente da fare, i discepoli si fossilizzano sul pane materiale. Le
necessità quotidiane, il mangiare, fanno perdere loro di vista la divinità
di Gesù. E la stessa cosa succede a noi.
E succede spesso a noi che discutiamo tra di noi e contiamo solo sulle
nostre forze per risolvere i nostri dubbi, senza chiedere l’intervento
del Padre. Abbiamo occhi e non vediamo, abbiamo orecchi e non sentiamo.
Gesù mette in guardia i discepoli dal lievito dei farisei e di Erode che Matteo 16:12 lo collega con l’insegnamento e Luca 12:1 all’ipocrisia, ma i discepoli fraintendono completamente l’allusione fatta da Gesù.
Il lievito si identificava con le virtù esteriori del fariseo e di Erode; nei rapporti mondani esse si manifestano con ogni genere di cerimonie, buone maniere, gentilezze, la falsa dottrina che questi tali seminavano fra il popolo con parole e gesti dolci e amichevoli in apparenza, con lusinghiere assicurazioni e promesse, mentre di nascosto facevano delle grosse risate, quando riusciva loro di trarre a sé qualche buona retata di povere anime ottuse. E chi andava mai tanto predicando dell'immortalità dell'anima umana se non appunto i sadducei e chi mai più di loro esaltava le gioie eterne dell'Eden e minacciando l'eterno tormento tra le fiamme dell'Inferno? Eppure loro stessi non credevano a niente di quanto predicavano, ed erano dunque i più grandi negatori di Dio!
La cecità del fariseo vorrebbe attribuire a tali virtù un
valore vitale intrinseco, cercando di formare con esse la base della vera
vita dell’uomo.
Però, secondo l’ordine di tutte le cose, ciò che ha
funzione esteriore deve rimanere all’esterno. Questi farisei con il loro
lievito, che in senso generale rappresentano ogni esteriorità e in senso
stretto coloro che sono maestri di virtù esteriori e che vorrebbero
spacciare queste per virtù interiori e vivificanti, vengono additati dal
Signore, e ricollocati al posto che loro compete per indicare che l’uomo
deve, similmente, guardarsi dal fare delle virtù esteriori altrettanti
elementi di vita interiore, perché con le prime, si degrada al livello di
un burattino parlante.
In precedenza il Signore aveva detto di non affannarsi per
qual che avrebbero mangiato o bevuto, o di cosa avrebbero dovuto
indossare, perché il Padre sa di cosa essi necessitano.
E allora giunge a puntino la domanda: "Come, ancora non capite? Non vi ricordate?"
Al mondo sono quindi presenti coloro che operano secondo la Sua Dottrina e altri che conoscono la Sua Dottrina ma le proprie opere rimangono conformi al vecchio lievito dei farisei.