Gesù disse ai
suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e
odierai il tuo nemico; ma io vi
dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché
siate figli del Padre vostro
celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa
piovere sopra i giusti e
sopra gli ingiusti. Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne
avete?
Non fanno così
anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che
cosa fate di straordinario?
Non fanno così anche i pagani? Siate voi dunque perfetti come è perfetto
il Padre vostro
celeste».
Amare i nostri nemici. Molti pensano che l’amore
consista nell’essere accondiscendenti. Niente di più sbagliato. Amare
significa volere il bene dell’altro, e non il cercare di accontentare in
ogni cosa il nostro prossimo. Da buone madri e buoni padri, concedete ai
vostri figli qualsiasi cosa essi vi chiedano?
Cosa ci viene chiesto oggi? Veniamo esortati a
ritirare la nostra sentenza (di condanna verso i cattivi) e con clemenza e
pieni di benedizione elargire la vita a coloro che ci sono distanti nel
modo di pensare e di agire. Elargire la vita non respingendo la loro
povertà d’animo ma accogliendola nel nostro amore, che non deve
escludere alcun fratello. Se non siamo che figli dell’Amore e con ciò
sta a dire figli di Dio, facciamo anche così, affinché possiamo
veramente e degnamente essere quello che siamo chiamati ad essere.
Chiunque venga a noi animato da buone intenzioni,
questo non venga allontanato. Quale padre non vorrebbe ascoltare un figlio, che vuole venire
per un consiglio, per potergli dare quello che gli è utile? Il Padre darà
volentieri a ciascuno ciò per cui Egli stesso lo ha già in precedenza
atto a ricevere. La grazia e l’amore non sono concesse a ciascuno in
egual misura.
Se la Luce del sole (sapienza) e la pioggia (amore
vivificante) sono elargite ai buoni e cattivi, esse possono fare ben poca
cosa nell’animo umano se non sono compenetrate dal calore.
L’estate e l’inverno sono elargitori alla
Terra di una medesima luce, eppure, non è presente lo stesso calore che
scalda la Terra. Se la luce fosse la portatrice del calore, sotto gli
stessi raggi del sole dovrebbe fare sempre ugualmente caldo, però che così
non sia ce lo insegna il freddo inverno, spesso quanto mai rigido.
Che cos’è e dov’è allora il calore, dato che
questo non è connesso con la luce e che, per conseguenza, la luce non è
la portatrice del calore?
Il calore è la vita nascosta ed assopita e non può,
di per sé, rendersi libera, ma, quando la luce viene a risplendere per un tempo sufficiente sopra
il luogo a cui è destinata, vedete, essa desta il calore dal suo sonno. Questo, poi, congiunge
con la luce e trasforma l’essere iniziale (ad esempio il chicco di
grano) in una vita superiore (frumento).
E così avviene di ciascuna Parola del Signore.
Essa non sarà fruttifera appena è stata data, bensì quando viene
deposta nel terreno dei nostri cuori; essa vi viene deposta ben custodita
entro un duro guscio; ma, quando poi, per effetto del nostro amore, questo
duro involucro si scioglie e viene consunto nel cuore, allora, vedete, il
germe vivente, ovvero l’intelligenza vivente e fattiva, irrompe alla
luce del Sole dello spirito e, esposta poi a svariate prove tempestose,
nonché alle piogge d'amore dall’Alto ed alla luce di Grazia del
santissimo ed amorosissimo Padre, prospererà e maturerà a frutto
inestimabile di ogni vita e d’ogni amore nella Sapienza di Dio, nostro
Padre.
Ora, anche coloro che noi abbiamo già sentenziato
come nostri nemici, hanno ricevuto il guscio con dentro il germe, come una pietra con dentro la
vita, però la decomposizione della materia non è ancora avvenuta affinché
ne sia scaturita la vita. Ma confidiamo fermamente che il tempo del
Signore farà sicuramente la sua parte e convertirà i loro cuori in un
nuovo Paradiso.
I tempi e i luoghi si differenziano soltanto a
seconda della capacità di accoglimento di più o meno luce o di maggiore
o minore calore; nella Parola abbiamo la vita indistruttibile, ma questa
vita è ancora simile a quella racchiusa nel granello di semente. Se
rivolgiamo il nostro cuore al mondo, allora in noi subentra l’inverno; e
la luce di grazia, avendo troppo breve durata, non è capace di liberare
in noi il calore spirituale. Ma se noi invece rivolgiamo continuamente il
nostro cuore verso le altezze di Dio, allora la luce di grazia, che in
questo caso dura a lungo, anzi è perpetua, libererà ben presto dai lacci
il calore della vita spirituale in noi, e noi stessi poi, quali forme
viventi, ovvero quali parole viventi ci innalzeremo, ridestati per
l’eternità, nella Luce del Signore.
Abbiate sempre buone parole per chi vi chiede aiuto. Potremmo noi stessi accelerare i tempi per ridestare il calore e con lui la vita di colui che ci viene incontro.