Ragazzo, dico a te, alzati! |
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Lc 7, 11-17 | ||
Gesù
si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi
discepoli e una grande folla. La vita di una vedova, ai nostri tempi ma ancor più al tempo di Cristo, era contraddistinta da estrema povertà e nessun diritto. Ma anche nell’estrema povertà, si può avere un occhio di riguardo per quelli ancora più poveri. Cristo non giunge “per caso” nella nostra vita, e non è giunto casualmente neanche al momento del corteo funebre del ragazzo. Il Signore ha un occhio di riguardo per le vedove e gli orfani, ricordate la vedova che getta due spiccioli nell’immenso tesoro del Tempio? Gesù
non guardava i due spiccioli, ma il cuore della vedova. Oggi il cuore
della vedova è affranto più del solito; il figlio, il suo unico figlio
è morto. Questo unico
figlio doveva diventare il principale sostegno della madre, come essa
sperava anche con ragione; ma egli si ammalò e morì. Perché
mi azzardo a dire che pur nella sua povertà, questa vedova aiutava molti
di coloro che erano più poveri di lei? Perché “molta
gente della città era con lei”.
Le
persone le stavano accanto, segno di un affetto che non proviene dalle
vane parole ma dalle buone opere ed intenzioni. Gesù
si trova sempre al posto giusto al momento giusto. Gesù conosce
bene la vita della vedova fin dalla culla, e conosce anche il suo cuore,
al quale molti poveri debbono la vita; e per questo motivo è andato
dalla, vedova nella sua grandissima necessità. Il Signore ben vide il suo
dolore, ma accanto a ciò anche la necessità dei molti poveri che certo
sarebbe subito seguita. Essi, in seguito alla debolezza e mancanza di
aiuto da parte della vedova, avrebbero perduto sempre di più il
sostentamento finora avuto nella sua casa. Per questo allora il Signore
viene, per aiutare miracolosamente non soltanto la vedova, ma anche molti
altri, poveri e oppressi da ogni sorta di necessità. Questa
è la vera e propria ragione che induce il Signore ad entrare nella nostra
vita. Poiché in verità, in verità Esso dice a tutti noi:
“Chi,
secondo le sue possibilità, dimostra sempre al suo prossimo povero e
oppresso misericordia e amore in tutta affabilità, costui anche presso di
Me troverà misericordia, amore e affabilità; in questo infatti consiste
il vero Regno di Dio, che ora è venuto a voi in Me, e cioè che amiate
Dio al di sopra di ogni cosa, e il vostro prossimo come voi stessi. Chi fa
questo, quegli adempie tutta la Legge e sta in piena Grazia di Dio, e la
mano benedicente di Dio è sopra di lui. Chi persevera in tale amore,
quegli è e rimane in Me e Io in lui. Ma chi è in Me, come anch’Io in
lui, quegli ha in sé l’eterna vita, e non vedrà né gusterà la morte;
così infatti egli, già in questo mondo, è un vero cittadino del Regno
di Dio, nel quale non c’è più alcuna morte in eterno”. Prendiamoci
tutti bene a cuore questo, e agiamo di conseguenza; per questo infatti
venne il Signore in questo mondo, per portare così a noi uomini il vero
Regno di Dio, e liberarci da ogni cecità e dalla morte delle nostre
anime, che finora ci ha tenuti in dura prigionia. Il
Signore della Vita scaccia la morte, e il ragazzo, già in Paradiso tra i
Suoi angeli, torna alla vita terrena: “Ragazzo,
dico e te, alzati!” Esso
fu restituito alla madre e, dopo aver allontanato ogni simbolo di morte
dai propri pensieri, tutti si misero a glorificare Dio. Questo
avvenimento ha anche un grande significato spirituale. Oggi la Dottrina di
Cristo assomiglia alla vedova che era triste, il cui figlio morto il
Signore ha ridestato alla vita; la fede
invece equivale al figlio
morto che fu ridestato da Gesù. Lo uccise la febbre maligna, che qui
rassomiglia di nuovo alla mentalità del guadagno mondano. A
tale mentalità passò anche questo piccolo popolo, e precisamente a causa
dell’assurda e malvagia impostura dei sacerdoti di Gerusalemme, e
accanto a ciò anche a causa della totale mancanza di fede dei pagani che
circondano questo luogo, pagani che in questo profetizzato e malvagio
tempo hanno il nome di “industriali”. Dunque,
a causa di tutto ciò la precedente fede pura va in rovina per la febbre
della mentalità mondana, e infine muore, e noi la incontriamo raffigurata
in un morto. Ma
ecco che viene il Signore Stesso, converte i pagani, e viene qui con loro
nella sera di massima tristezza di questa comunità, rende di nuovo viva
la fede morta, e la restituisce di nuovo alla vedova, dunque alla pura
Dottrina divina. Ed ora, dopo quest’azione, verranno qui anche tutti i
pagani, e accoglieranno la fede, richiamata di nuovo in vita,
nell’unico, solo vero Dio, ed essi regoleranno la loro vita secondo la
Sua Volontà resa a loro nota. Quando
l’indigenza sarà al massimo, allora il Signore verrà a causa dei pochi
giusti, e cancellerà dalla Terra la miseria, e farà brillare la pura
Luce di vita nel cuore degli uomini. Sebbene una tale preconoscenza dell’increscioso futuro non renda più beata l’anima dell’uomo, non le nuoce però neppure l’esercitarsi nelle corrispondenze e il riconoscere, attraverso queste, come tutto il visibile, tutto quello che esiste e succede in questo mondo, è in intimissimo rapporto e in reciproca relazione con l’interiore e nascosto mondo degli spiriti, quel mondo che contiene in sé tutti i tempi e tutti gli spazi come fossero sempre in uno svelato presente.
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