Gesù disse: «Chi di voi, se ha un
servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà quando rientra dal
campo: Vieni subito e mettiti a tavola? Non gli dirà piuttosto: Preparami
da mangiare, rimbóccati la veste e servimi, finché io abbia mangiato e
bevuto, e dopo mangerai e berrai anche tu? Si riterrà obbligato verso il
suo servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?
Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato
ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare».
Noi
cristiani dobbiamo tenere sempre in debito conto che, senza il Signore,
non saremo in grado di fare nulla. Abbiamo certo una nostra volontà, che
adempie il desiderio di essere in qualche modo servitori, o del mondo, o
del cielo. Siamo come un fanciullo nel quale, come di frequente avviene, già
comincia a manifestarsi una volontà non propriamente corretta. Non è
bene per lui obbedire alla saggia volontà dei propri genitori, ed infine
adoperare la propria volontà esclusivamente a fare soltanto quello che
vogliono i genitori?
Ma quando con il tempo è giunto sempre più
ad orientarsi secondo la volontà dei genitori, egli pure diventa saggio,
conosce bene ciò che è giusto e buono, e aborrisce di proprio volere ciò
che è malvagio, falso ed ingiusto.
Solo così egli perviene alla vera coscienza
di se stesso e alla vera indipendenza raggiunta usando la ragione. Ma
avrebbe il fanciulletto potuto mai pervenire a tanto se non avesse fatto
propria la volontà dei suoi saggi genitori?
E appunto così anche noi, esseri umani,
possiamo pervenire alla vera coscienza di noi stessi e alla reale
indipendenza della vita, quando abbiamo fatto del tutto nostra, mediante
la volonterosa obbedienza, la Volontà divina che ci viene rivelata, perché
nella Volontà divina deve evidentemente dominare pure la suprema Libertà,
dato che Dio Stesso è l'Essere più saggio e per conseguenza anche più
libero. E se noi vogliamo aspirare in qualche modo alla libertà della
vita, l'unico modo di pervenirvi è quello di unificarsi interamente nel
pensiero, nel sentimento e nella volontà con Lui, ed infine anche
nell'operare pienamente in conformità.
Quello che è del mondo, non ha nessuna
importanza per il Signore, perché tutto ciò concerne soltanto
l'intelletto mondano dell'uomo. Gli uomini divengano pure nei riguardi del
mondo quello che anche onestamente possono diventare, ma non per questo
essi otterranno considerazione al cospetto di Dio, ma otterranno
considerazione unicamente in base a quanto essi avranno operato
conformemente alla Dottrina di Cristo, e quindi conformemente alla Volontà
di Dio.
La considerazione esteriore della persona non
ha il benché minimo valore dinanzi al Signore, valore ce l’ha invece la
considerazione derivante dal cuore illuminato dalla Parola di Dio, che è
invece colmo di vita tramite l'amore per Dio e l’amore per il prossimo.
Ma se qualcuno riveste un alto incarico nel mondo, egli è pure posto in
grado di fare tanto più del bene, e se lo fa, anche il suo incarico ha al
Suo cospetto un merito ed un valore, mentre invece non ce l’ha
l’incarico in sé e per sé.
Il capo di stato e il mendicante sono del
tutto uguali di fronte al Signore e non hanno nessuna considerazione
dinanzi al Signore per il fatto di essere quello che sono; invece valore
dinanzi al Signore ce l’ha solamente come essi lo sono nel Suo Nome.
Certo è che il Signore,in nessun luogo, ci ha
mai dato un comandamento nel senso che a causa di ciò la gente non debba
onorarci, ma se a causa di ciò dovesse sorgere in noi l'idea di essere
qualcosa di più di coloro che ci rendono onore, in questo caso avremmo già
ottenuto la nostra ricompensa, e il nostro lavoro apparirebbe
assolutamente nullo dinanzi al Signore, e quindi anche del tutto privo di
merito.
Invece se noi, quali lavoratori del Signore,
vogliamo apparire degni di merito e di considerazione dinanzi ad Esso,
allora, quando avremo compiuto tutto coscienziosamente nel Suo Nome, è
bene che diciamo nei vostri cuori: “O
Signore! Noi siamo stati dei servitori pigri ed inutili al Tuo
cospetto!”. Se poi sentiremo in maniera vivente in noi la verità di
tale confessione e saremo convinti di essere stati semplicemente dei
servitori volontari del Suo Spirito, che è l’unico a operare, allora il
Signore avrà considerazione del nostro lavoro come se avesse operato Lui
Stesso, e ci darà la giusta ricompensa per il lavoro svolto.
Quindi se noi ci assoggettiamo liberamente
alla divina Volontà riconosciuta, e agiamo in conformità alla stessa,
che è la sola buona, allora non noi stessi, ma la Sua Volontà agisce in
noi! Come dunque potrebbe l'agire venire reputato un nostro merito? In ciò
non abbiamo alcun merito, ma ne abbiamo invece nel fatto che noi abbiamo
assoggettato il nostro malvagio volere mondano al Dio che è l'unico
Buono, diventando così una cosa sola con Dio, tramite l'aiuto della
nostra fede.
In
verità vi dico: “Senza di Me voi
non potete fare nulla di meritorio per la vita eterna!”. Se voi
riconoscete ciò nei vostri cuori, soltanto allora siete Miei veri
discepoli, anzi di più ancora, perché così siete Miei veri fratelli
nello Spirito di Dio!