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Siamo servi inutili.
Lc 17, 7-10

Gesù disse: «Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà quando rientra dal campo: Vieni subito e mettiti a tavola? Non gli dirà piuttosto: Preparami da mangiare, rimbóccati la veste e servimi, finché io abbia mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai anche tu? Si riterrà obbligato verso il suo servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? 
Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare». 

Noi cristiani dobbiamo tenere sempre in debito conto che, senza il Signore, non saremo in grado di fare nulla. Abbiamo certo una nostra volontà, che adempie il desiderio di essere in qualche modo servitori, o del mondo, o del cielo. Siamo come un fanciullo nel quale, come di frequente avviene, già comincia a manifestarsi una volontà non propriamente corretta. Non è bene per lui obbedire alla saggia volontà dei propri genitori, ed infine adoperare la propria volontà esclusivamente a fare soltanto quello che vogliono i genitori?

Ma quando con il tempo è giunto sempre più ad orientarsi secondo la volontà dei genitori, egli pure diventa saggio, conosce bene ciò che è giusto e buono, e aborrisce di proprio volere ciò che è malvagio, falso ed ingiusto.

Solo così egli perviene alla vera coscienza di se stesso e alla vera indipendenza raggiunta usando la ragione. Ma avrebbe il fanciulletto potuto mai pervenire a tanto se non avesse fatto propria la volontà dei suoi saggi genitori?

E appunto così anche noi, esseri umani, possiamo pervenire alla vera coscienza di noi stessi e alla reale indipendenza della vita, quando abbiamo fatto del tutto nostra, mediante la volonterosa obbedienza, la Volontà divina che ci viene rivelata, perché nella Volontà divina deve evidentemente dominare pure la suprema Libertà, dato che Dio Stesso è l'Essere più saggio e per conseguenza anche più libero. E se noi vogliamo aspirare in qualche modo alla libertà della vita, l'unico modo di pervenirvi è quello di unificarsi interamente nel pensiero, nel sentimento e nella volontà con Lui, ed infine anche nell'operare pienamente in conformità.

Quello che è del mondo, non ha nessuna importanza per il Signore, perché tutto ciò concerne soltanto l'intelletto mondano dell'uomo. Gli uomini divengano pure nei riguardi del mondo quello che anche onestamente possono diventare, ma non per questo essi otterranno considerazione al cospetto di Dio, ma otterranno considerazione unicamente in base a quanto essi avranno operato conformemente alla Dottrina di Cristo, e quindi conformemente alla Volontà di Dio.

La considerazione esteriore della persona non ha il benché minimo valore dinanzi al Signore, valore ce l’ha invece la considerazione derivante dal cuore illuminato dalla Parola di Dio, che è invece colmo di vita tramite l'amore per Dio e l’amore per il prossimo. Ma se qualcuno riveste un alto incarico nel mondo, egli è pure posto in grado di fare tanto più del bene, e se lo fa, anche il suo incarico ha al Suo cospetto un merito ed un valore, mentre invece non ce l’ha l’incarico in sé e per sé.

Il capo di stato e il mendicante sono del tutto uguali di fronte al Signore e non hanno nessuna considerazione dinanzi al Signore per il fatto di essere quello che sono; invece valore dinanzi al Signore ce l’ha solamente come essi lo sono nel Suo Nome.

Certo è che il Signore,in nessun luogo, ci ha mai dato un comandamento nel senso che a causa di ciò la gente non debba onorarci, ma se a causa di ciò dovesse sorgere in noi l'idea di essere qualcosa di più di coloro che ci rendono onore, in questo caso avremmo già ottenuto la nostra ricompensa, e il nostro lavoro apparirebbe assolutamente nullo dinanzi al Signore, e quindi anche del tutto privo di merito.

Invece se noi, quali lavoratori del Signore, vogliamo apparire degni di merito e di considerazione dinanzi ad Esso, allora, quando avremo compiuto tutto coscienziosamente nel Suo Nome, è bene che diciamo nei vostri cuori: “O Signore! Noi siamo stati dei servitori pigri ed inutili al Tuo cospetto!”. Se poi sentiremo in maniera vivente in noi la verità di tale confessione e saremo convinti di essere stati semplicemente dei servitori volontari del Suo Spirito, che è l’unico a operare, allora il Signore avrà considerazione del nostro lavoro come se avesse operato Lui Stesso, e ci darà la giusta ricompensa per il lavoro svolto.

Quindi se noi ci assoggettiamo liberamente alla divina Volontà riconosciuta, e agiamo in conformità alla stessa, che è la sola buona, allora non noi stessi, ma la Sua Volontà agisce in noi! Come dunque potrebbe l'agire venire reputato un nostro merito? In ciò non abbiamo alcun merito, ma ne abbiamo invece nel fatto che noi abbiamo assoggettato il nostro malvagio volere mondano al Dio che è l'unico Buono, diventando così una cosa sola con Dio, tramite l'aiuto della nostra fede.

In verità vi dico: “Senza di Me voi non potete fare nulla di meritorio per la vita eterna!”. Se voi riconoscete ciò nei vostri cuori, soltanto allora siete Miei veri discepoli, anzi di più ancora, perché così siete Miei veri fratelli nello Spirito di Dio!