Una dottrina nuova insegnata con autorità. |
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Mc 1, 21-28 |
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Nella città di Cafàrnao Gesù, entrato proprio di sabato nella
sinagoga, si mise ad insegnare. Ed erano stupiti del suo insegnamento,
perché insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi. Cafarnao era una città commerciale molto
importante, situata nel Mare di Galilea e precisamente al confine tra
Zabulon e Neftali. Non lontano da questa, al di là del fiume Giordano,
nei pressi di Bethabara, era situata la località dove Giovanni
battezzava, quando quel fiume, alcune volte totalmente asciutto, aveva una
quantità d’acqua sufficiente. Non si trattenne che brevemente a Cafarnao
essendoci, in questo posto, poca fede e meno ancora amore, poiché la città
era dedita agli affari e al commercio. Infatti, là dove il commercio e
gli affari tengono occupati gli uomini, non vi è più posto per la fede e
per l’amore e dove questi ultimi sono venuti meno, il Signore può fare
poco o niente. Comunque, Gesù, dopo aver eletto a discepoli
Giacomo e Giovanni, iniziò subito ad istruire gli uomini, esortandoli a
penitenza, perché il Regno di Dio era vicino. Andò nelle loro sinagoghe
e qui predicò. Molti credettero alla Sua Parola, perché parlava con
autorità, e non come gli scribi. Nel Tempio di Dio (sinagoga) è presente un
posseduto da uno spirito immondo. Non meravigliamoci se nella sinagoga vi
si trovano dei demoni; anche nel nostro cuore, vero Tempio vivente di Dio,
vi si trovano demoni di ogni genere, intesi come cattiverie, invidie,
brame materiali. Tutti gli spiriti ribelli considerano un
tormento quando vengono esortati all'obbedienza verso Dio, poiché non vi
è orgoglio che voglia da parte sua riconoscere che cos’è l'obbedienza,
dato che esso solo vuole dominare e comandare. Essi più di ogni altra
cosa preferirebbero essere lasciati, fosse pure per tutta l’eternità,
alla loro gioia malvagia e vendicativa, e ciascuno spirito che venga ad
esortarli almeno ad un certo ordine e ad una qualche obbedienza, o che
intenda cacciarli via spesso addirittura con la forza, essi lo considerano
sempre come il loro nemico e tormentatore. Questo demone legge bene lo Spirito di Cristo;
in Lui non trova peccato, riconosce Cristo, ma non lo accetta come suo
Signore. Ma troppa pubblicità avrebbe reso
difficoltoso l’opera di predicazione intrapresa da nostro Signore nei
Suoi tre anni di peregrinazione, e quindi intima allo spirito immondo con
un portentoso “Taci!” di non
svelare prima del tempo la Sua vera identità.
Anche
oggi, il Signore, nel Tempio vivente di Dio che è il nostro cuore, fa la
sua comparsa, ma non può restare a lungo perché esso è pieno di ogni
sorta di impudicizia. Intima
anche a gran voce, alle nostre brame, di trovare un’altra strada che
conduce al loro soddisfacimento, ma molte volte queste brame carnali,
questi desideri materiali, ritornano ben presto in noi trovando la porta
del cuore sempre ben aperta per il loro nuovo ingresso. Non
ci sappiamo vestire dell’umiltà che è necessaria ad una possibile
coabitazione di Dio nel nostro cuore, e il Signore si deve accontentare si
venire a trovarci solo poche volte per non lenire la nostra libera volontà. E’ per questo che il Signore esce dal Tempio e,
dall’esterno, influisce nell’interiore dell’uomo in maniera quasi
impercettibile, senza cedere alle sue esigenze che vogliono che Egli
rimanga presso di lui per sorreggerlo nella pigrizia. Al contrario, Egli
lascia che l’uomo si elevi da sé nella più alta libertà ed attività,
poiché è grazie a queste che diviene perfetto.
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