In quel tempo, uno dei commensali, avendo udito questo, disse a Gesù: «Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio!».
Gli rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite, è pronto”. Ma tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: “Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Mi sono appena sposato e perciò non posso venire”.
Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al suo padrone. Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo: “Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi”.
Il servo disse: “Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c’è ancora posto”. Il padrone allora disse al servo: “Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia. Perché io vi dico: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena”».
Il Signore chiama di persona, chiama anche con le parole degli altri, ma gli invitati rifiutano di andare. Stende la sua mano sulla croce, pronto ad elargire tanti doni, ma non c’è chi vi ponga attenzione.
Poniamo attenzione ai motivi per cui rifiutiamo Dio.
“Ho comprato un campo”. Un campo, un podere. E su quello stesso podere, chiamato Getsemani, nel quale Gesù fu tradito e catturato. Viene cioè distrutta la fede in Gesù Cristo. Il campo raffigura le brame di dominio sugli altri, e non di giovamento ad essi, attraverso il possedimento di beni terreni. “E devo uscire a vederla”. a Fa’ attenzione a questa parola: “devo". Chi acquista il campo del dominio terreno si carica di obblighi e di costrizioni. “Devo uscire” .
Colui che è spinto dalla brama delle cose materiali ed esce così dalla tranquillità della sua mente, viene senza dubbio privato della benedizione eterna.
Costui non va alla cena del Signore, ma accampando una falsa scusa prega di essere giustificato. Nella voce c'è il suono dell’umiltà quando dice “ti prego”, ma nel senso e nel sentimento c’è la superbia perché si rifiuta di andare.
Il secondo invitato ha acquistato 5 paia di buoi e va a provarli. Le cinque paia di buoi raffigurano i nostri cinque sensi. Colui che compera i cinque buoi è quindi colui che, disprezzando il gusto dell’amore divino, si sottomette al deplorevole piacere dei cinque sensi.
Il terzo invitato si scusò dicendo di aver preso moglie. Non è certo il matrimonio , bensì il cattivo uso del matrimonio che tiene molti lontano dalla cena del Signore. In questo passo per moglie si intende lussuria della carne.
Come mai i due primi inviatati pregarono di essere ritenuti giustificati, mentre il terzo non lo fece per niente? Perché la passione carnale tiene l’uomo avvinto ai piaceri in modo tale che esso non desidera per nulla andare alla felicità eterna e neppure si preoccupa di scusarsi.
Allora il padre invitò poveri, storpi, ciechi e zoppi. Più prontamente si convertono alla grazia coloro che non hanno allettamenti dei beni terreni. In essi manca anche l’incentivo a peccare, e con maggiore facilità vengono introdotti alla cena del Signore.
Il povero è così chiamato perché poco può e poco ha. Rappresenta coloro che sono viziati dall’avarizia. L’avaro è povero, non è lui che comanda a se stesso, ma è il denaro che lo domina; non è possessore ma posseduto.
Il debole deve questo nome alla bile, debilis, che lo ha reso cagionevole di salute, di qui viene la debolezza. Rappresenta coloro che sono succubi dal vizio dell’ira. Il debole raffigura l’iracondo perché intriso dell’amarezza del fiele. Infiammato d’ira ed incapace di operare la giustizia di Dio
Il cieco è privo della vista, e rappresenta il lussurioso, che è privo della vista della grazia. Lo zoppo è così chiamato perché è chiuso, impedito nel camminare ( lat. clausus, claudus) e rappresenta il superbo che non è in grado di camminare rettamente nella via dell’umiltà.
Queste quattro categoria di persone trattenute nelle piazze, cioè dal piacere della carne, e nelle vie, cioè nelle vanità del mondo, il Signore misericordioso li chiama, per mezzo dei predicatori, alla cena della patria celeste.
Il terzo invito è rivolto a coloro ai quali il Signore sbarra con le siepi delle avversità e lo steccato delle malattie, le vie , cioè le opere cattive dell’anima peccatrice.
Ogni anima fedele introdotta a questa cena dica: Amen, Alleluia