Il nome di Gesù.

1 Fil 2, 6-11

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési

 

Cristo Gesù, pur essendo di natura divina,
non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio;
ma spogliò se stesso,
assumendo la condizione di servo
e divenendo simile agli uomini;
apparso in forma umana,
umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte
e alla morte di croce.
Per questo Dio l’ha esaltato
e gli ha dato il nome
che è al di sopra di ogni altro nome;
perché nel nome di Gesù  ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra;
e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore,
a gloria di Dio Padre.  

 

Gesù visse il noto periodo fino ai trent’anni precisamente come vive ogni ragazzo ben educato, poi giovane e poi uomo.

Soltanto per mezzo di una condotta di vita conforme alla Legge di Mosè dovette risvegliare in Sè la Divinità - così come ogni uomo deve risvegliare Dio in se stesso.

Gesù Stesso, così come qualsiasi altra retta persona, ha dovuto dapprima incominciare a credere in un Dio, e ha dovuto poi anche avvincerLo sempre di più con amore sempre più potente, con ogni immaginabile abnegazione, e solo così a poco a poco renderSi la Divinità completamente soggetta.

Così, il Signore Stesso, fu un esempio vivente per ogni uomo, e così ora qualunque uomo può dunque anche rivestirsi del Signore, proprio come Gesù Stesso Si è rivestito della Divinità in Se Stesso; e qualunque uomo singolarmente può diventare completamente uno con il Signore, per amore e per fede, altrettanto come Gesù Stesso, Uomo-Dio, in tutta la sconfinata pienezza  è perfettamente uno con la Divinità.

 La totale unificazione della Pienezza della Divinità con l’Uomo Gesù non è avvenuta di colpo, bensì, come tutto sotto la direzione di Dio, solo a poco a poco, così come il graduale ridestarsi dello Spirito divino nel cuore dell’uomo. E questa unificazione è avvenuta completamente solo per mezzo della morte in Croce - sebbene la Divinità già nel Bambino Gesù dimorasse già anche in tutta la Sua pienezza, ma affiorasse ad operare miracoli solo in caso di necessità.

 La morte corporale di Gesù è l’abbassarsi più profondo della Divinità nel giudizio di tutta la materia, e con ciò la creazione di rapporti totalmente nuovi, proprio da questo resa possibile, tra Creatore e creatura.

Solo con la morte di Gesù, Dio stesso diventa perfettamente Uomo, e l’uomo creato un figlio di Dio, generato nuovo da tale altissima Grazia divina - dunque un Dio e solo così può stare di fronte a Dio come creatura di fronte al suo Creatore, quale Sua compiuta immagine e somiglianza, e vederLo, parlarGli e riconoscerLo come il proprio Dio, Creatore e Padre, e amarLo sopra ogni cosa; e solo così ottenere la vita eterna completa, indistruttibile in Dio, da Dio e accanto a Dio. In questo modo è però anche spezzato il potere (o meglio: la volontà) di Satana, al punto che egli non può più impedire il più completo avvicinamento della Divinità all’uomo, e ugualmente viceversa di questi alla Divinità.

Detto ancor più brevemente: per mezzo della morte di Gesù ora l’uomo può affratellarsi nel modo più completo con Dio, e a Satana non è più possibile porsi di mezzo, - ecco anche perché è detto nella Parola, alle donne che vanno a visitare la tomba: “Andate e dite ai Miei fratelli!”.

L’agire di Satana nella forma esteriore può bensì ancor sempre evidenziarsi, ma egli non può più in eterno erigere la cortina tra la Divinità e l’uomo, ormai strappata, e così mai più ripristinare nuovamente l’antico insormontabile abisso tra Dio e l’uomo.

Da questo breve esame della questione, ciascun uomo che pensi e veda col cuore può ora scorgere, in modo molto facile e chiaro, l’infinita utilità della morte corporale di Gesù.

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