Il
giorno dopo, la folla, rimasta dall'altra parte del mare, notò che c'era
una barca sola e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla
barca, ma soltanto i suoi discepoli erano partiti.
Altre barche erano giunte nel frattempo da Tiberìade, presso il luogo
dove avevano mangiato il pane dopo che il Signore aveva reso grazie.
Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi
discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla
ricerca di Gesù. Trovatolo di là dal mare, gli dissero: «Rabbì, quando
sei venuto qua?».
Gesù rispose: «In verità, in verità vi dico, voi mi cercate non perché
avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete
saziati. Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la
vita eterna, e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il
Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».
Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio».
Gesù rispose: «Questa è l'opera di Dio: credere in colui che egli ha
mandato».
Questa
sarà dunque, d'ora innanzi, l’opera di Dio che potrà venire compiuta
da noi: che noi crediamo in Gesù come in Colui che Dio ha promesso per
mezzo dei profeti e che ha mandato a
noi su questo mondo.
Noi
pensiamo che sarebbe stato difficile non credere con la presenza corporale
di nostro Signore, visibile e tangibile. Eppure moltissimi non credono.
E’ una cosa totalmente nuova quella che Gesù chiede loro, e a noi. Un
comportamento fuori dalla nostra natura, che lo rende ai nostri occhi
impossibile e impensabile.
La folla cerca Gesù perché Esso poteva procurarle il pane senza aver bisogno di lavorare. Inoltre aveva la forza e potenza necessaria per sconfiggere i nemici o i potenti che opprimevano tali persone. Gesù non condanna , in condizioni di estrema povertà materiale il soddisfacimento di tale bisogno; però dice che il cibo materiale non alimenta la vita spirituale dell’anima, ma solo quella passeggera del corpo di carne; Gesù, quale Figlio dell’Uomo, intende indicare e dare, e anche darà, un altro cibo, il quale rimane ed agisce eternamente nell’anima. Infatti a ciò Lo ha chiamato e perciò Lo ha mandato il Padre. E questo cibo consiste nel fatto che compiamo la volontà di Dio facendo le opere di Dio.
Ora,
scrutiamo bene nel nostro cuore e affrettiamoci a fare buona luce in tutti
gli anfratti dello stesso, per non dover scorgere tardi il Signore stretto
in un angolino e oppresso da ogni brama materiale, e chiedere pieni di
stupore: “Maestro, quando sei venuto qua?”
Cerchiamo fin da subito, puliamo la nostra stanza da tutta l’immondizia che vi si è accumulata negli anni. Sia degna dimora del nostro Creatore il nostro cuore, unico posto dove possiamo incontrarLo e discorrere.