In quel tempo, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all'angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch'essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l'angelo si allontanò da lei.
Ave, disse l’arcangelo Gabriele come prima
parola. Cosa vuol dire “Ave”? Ave vuol dire “senza guai, senza
colpa, senza peccato, (“a” privativo, vae!). Il nome di
Eva, se viene leto al contrario, diventa Ave. L’anima che si
trova nel peccato mortale è Eva, ossia guai e sventura; ma se si converte
alla penitenza, si sente dire Ave, vale a dire senza guai.
Maria infatti fu concepita senza alcun atto
sessuale, come Isacco, come Giovanni Battista. Ricordo che dal peccato di Adamo ed Eva, Satana entra, è partecipe di ogni atto sessuale procreativo (e non). In essa non si trovo mai
peccato, perché era casta, umile e povera. Essa, per di più era “piena
di Grazia”, come se in un vaso già pieno (di grazia) il peccato
volesse entrare e fare la sua comparsa; no, non era possibile.
Il Signore è con te! Il Signore è da sempre con coloro che seguono i Suoi comandamenti,
con coloro che vivono in umiltà e povertà di cuore. Leggiamo
nell’Esodo: “non verrò con te, perché sei un popolo di dura
cervice” (Es33,3), cioè disobbediente e superbo. E’ come se
dicesse: Verrei con te, se tu fossi umile.
Si narra che questo primo saluto sia avvenuto
nel giardino un venerdì mattina, e sembra anche che fosse il venticinque
marzo (stesso giorno nel quale 33 anni dopo Gesù morì in croce) e che
poi per il turbamento Maria si rifugiò in caso dove continuò
l’annunciazione.
Su di te stenderà la sua ombra
la potenza dell’Altissimo. L’ombra è prodotta dalla Luce e da un corpo che
vi si frappone. La Vergine non poteva contenere la Pienezza della Divinità;
ma la Potenza dell’Altissimo la coprì della Sua ombra, quando
l’incorporea Luce della Divinità assunse in lei il corpo dell’umanità
e così fosse in grado di “portare” Dio.
Colui che nascerà da te sarà
dunque santo, e sarà chiamato Figlio di Dio. Gesù nasce santo: Colui
che dovrà vincere la condizione della natura incorrotta non è concepito
da unione o congiungimento carnale. Noi, soggetti alla condizione della
natura corrotta, possiamo venire santificati dalla Grazia. Fu conveniente che colei che al di là di ogni legge concepì restando vergine,
generasse il Figlio di Dio al di sopra di ogni legge e umana consuetudine.
Ed ecco Elisabetta,
Affinché la vergine non potesse dubitare di poter partorire, le fu
portato l’esempio di una donna sterile ed anziana che avrebbe partorito,
per riconoscere così che tutto è possibile a Dio, anche ciò che sembra
contrario all’ordine della natura.
Non dev’essere stato per niente facile. Accettare che la tua vita cambi così, di colpo. Ma c’era una gran fiducia in Maria, una fede che la rendeva certa che , in un modo o nell’altro, le cose si sarebbero messe apposto. Il Tabernacolo del Signore, il Nuovo Roveto Ardente non avrebbe potuto subire alcun male.
Ogni singolo momento della tua vita, non l’Angelo ma, il
Signore stesso bussa alla tua porta; anche in te può crescere la Sua immagine, la
Sua realtà spirituale, il Suo amore.
Tutto questo possiamo poi trasmetterlo agli altri, a quelli che non
conoscono ancora il proprio Creatore.
E’ questa l’immagine del Cristo vivente che dobbiamo poi continuamente
generare per gli uomini che ci avvicinano, per i vicini e per i lontani.