Gesù disse ai suoi discepoli: «Vegliate, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell'ora che non immaginate, viene il Figlio dell'uomo. Chi è dunque il servo fidato e prudente, che il padrone ha messo a capo dei suoi domestici per dare loro il cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così! Davvero io vi dico: lo metterà a capo di tutti i suoi beni. Ma se quel servo malvagio dicesse in cuor suo: "Il mio padrone tarda", e cominciasse a percuotere i suoi compagni e a mangiare e a bere con gli ubriaconi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l'aspetta e a un'ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli ipocriti: là sarà pianto e stridore di denti».
Cos’è
che distingue il servo fidato dal servo malvagio? Prima di tutto le
aspettative. Per il servo fidato il Padrone è come se non se fosse mai
andato; le Sue direttive sono seguite con amore e diligenza.
Nel
mondo c’è il padrone, il servo fidato e i domestici. Sta a dire, nel
mondo c’è il Signore che elegge alcuni tra di noi per preporli ai
chiamati. Molti sono i chiamati, pochi sono gli eletti. Cosa distingue
l’eletto dal chiamato? La responsabilità e la volontà d'amare. Il Signore ama tutti, ma
carica ciascuno secondo la propria facoltà a poter portare un determinato
peso. Ai Suoi “domestici” viene chiesto di ascoltare
bene e riconoscere bene la Dottrina e poi operare bene a seconda di essa.
Senza l’azione conforme alla Dottrina stessa, intesa nel senso più
assoluto, non si fa niente, e non serve a niente.
L’eletto,
il “servo fidato”, un giorno dovrà parlare e predicare, e sarà
appositamente scelto dal Signore a tale scopo; coloro invece che Egli non
eleggerà allo scopo speciale del parlare e dell’insegnare, quelli sono
destinati da Lui solo ad operare secondo la Sua Parola e la Sua Dottrina,
e conseguentemente sono tenuti a fare solamente quanto essi hanno ricevuto
inequivocabilmente come
compito da parte del Signore. Ma è appunto per questo che il Signore ci
concede la felicità terrena, affinché possiamo operare un giorno tanto
più nel bene; se il Signore invece ci avesse eletti ad oratori e maestri,
Egli ora ci direbbe:
“Venite
e seguiteMi là dove Io vado, e imparate a conoscere ogni Sapienza del
regno di Dio.”
Per
parlare e insegnare ci vuole di più che non per il semplice operare, e
tuttavia l’operare è la cosa principale, mentre il parlare e
l’insegnare costituiscono la via che conduce all’operare. Perciò molti sono anche i
chiamati, ma pochi invece sono gli eletti che comprendono la Parola del
Signore e che se la prendono a cuore, e che la fanno maturare in sé finché
diventa un raccolto abbondante di azioni colme di vita.
La cosa è da intendersi nel seguente modo:
“Chiamato e destinato alla Luce e alla Vita” è ciascun uomo su tutta
questa Terra, senza eccezione, mentre eletto a maestro degli uomini non può
esserlo chiunque, dato che una cosa simile non sarebbe nemmeno buona per
l’umanità; e infatti: sarebbe forse una cosa buona per gli uomini - la
cui destinazione principale è aiutarsi e servirsi reciprocamente - che
ognuno possedesse tutto e fosse in grado di fare tutto? Se fosse così,
allora ciascuno si renderebbe superfluo all’altro, e in tali condizioni
l’amore del prossimo sarebbe ridotto ad una vana parola; anzi agli
uomini si renderebbe superflua addirittura anche la parola visto che
nessuno avrebbe mai bisogno di domandare qualcosa ad un altro.
Affinché gli uomini possano essere veramente
tali, tutto è ripartito fra di loro in maniera e in grado molto diverso:
l’uno ha questa cosa e l’altro ne ha un’altra, e così l’uno deve
ricorrere all’altro, oppure deve imparare ad essere di aiuto
all’altro.
E similmente anche nel campo della conoscenza
della Luce vitale interiore devono esservi degli eletti a cui spetta
mostrare ai molti chiamati questa vera Luce vitale, e i chiamati poi
devono ascoltare e credere quello che viene loro insegnato dagli eletti
possessori della Luce e conformare le loro opere a tali insegnamenti.
Se i chiamati però accolgono con fede quanto
viene loro insegnato, essi poi vengono a trovarsi in condizioni pari e
talvolta migliori di quelle degli eletti, perché un eletto che porta in sé
la Luce viva, ma che in questa non procede esattamente con le opere, dovrà
un giorno rispondere del cattivo impiego fatto dei suoi talenti più
rigorosamente che non il semplice chiamato il quale non avrà avuto che da
ascoltare, da credere e da operare secondo gli insegnamenti ricevuti. Gli
eletti sono i Suoi servi, e i chiamati sono i Suoi servitori e figli.
La
legge del Signore per il servo fidato diventa una propria legge;
l’adozione dei comandamenti del Padrone sicuramente gli dona la
vicinanza o la presenza spirituale dello Stesso. Il servo fidato compie
con gioia i suoi doveri. Non è una cosa estranea che gli si chiede,
questo comportamento fa parte del suo essere. Il detto “a chi ha sarà
dato” fa proprio riferimento a questo “amore verso Dio e i fratelli”
che verrà ricompensato a tempo debito.
Ho
parlato della vicinanza o della presenza spirituale del Signore nei
confronti dei loro servi. Il Signore stesso si definisce come un ladro. Se
il ladro vuole entrare nella casa, prima sta in agguato, è silenzioso e
non si fa notare, ed è proprio allora che ascolta e origlia tutto assai
attentamente ed aspetta l’attimo che potrebbe essere il più favorevole
per la sua impresa.
E quando
tutti dormono, allora egli irrompe in casa.
Beati
coloro che vegliano (nell’amore!). Questi riconosceranno certamente il
Signore se Egli è un ladro oppure il vero Signore! Al servo infedele, che
non desidera la presenza del Padrone e che si crea nel suo cuore una
“legge a suo uso e consumo”, colui che viene nella notte farà ciò
che fa il ladro se irrompe in casa di notte!
Consideriamo
queste poche parole, quando il mondo ci deride, e troveremo un potente
rafforzamento! Infatti da ciò scorgeremo che, in certe buie ore della
nostra vita, Colui che a noi sembra essere lontano è più vicino proprio
là dove Lo crediamo più lontano.
Questo
ci serva come una chiara luce nella notte.