Gesù diceva [alla folla]: «Viene forse
la lampada per essere messa sotto il moggio o sotto il letto? O non invece
per essere messa sul candelabro? Non vi è infatti nulla di segreto che
non debba essere manifestato e nulla di nascosto che non debba essere
messo in luce. Se uno ha orecchi per ascoltare, ascolti!».
Diceva loro: «Fate attenzione a quello che ascoltate. Con la misura con
la quale misurate sarà misurato a voi; anzi, vi sarà dato di più. Perché
a chi ha, sarà dato; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha».
Il discorso sembra molto chiaro, e quasi superfluo:
chi di noi si sognerebbe mai di accendere una lampada per poi non
usufruire della luce che da essa emana per poter vedere, muoversi ed
operare con maggiore facilità? Chi colui, ancora più pazzo, che accende
una luce per poi oscurarla ponendovi un secchio sopra?
La luce qui indica una chiara visone della vita. E
non vi è niente, per colui che cerca con cuore sincero, che debba
rimanere segreto e nascosto. Chi cerca ha la matematica certezza che
qualcosa troverà. L’unica cosa importante è cercare nel luogo giusto.
Ricordiamo come Zaccheo proceda avanti nella strada dove il Signore
sarebbe passato; l’importante è ripeto, essere nella giusta Via, Via
dove il Signore sicuramente passerà.
Ecco, colui che ha orecchi per ascoltare rappresenta
colui che anela al Signore; il fare attenzione “a quello che
ascoltate” vuol dire che ci si deve imprimere bene ciò che nella
Dottrina del Signore è la via per ottenere la Luce della lampada.
Il Signore dice per esteso: “Chi crederà in Me e nel Mio Nome sarà battezzato
con l’acqua e con lo Spirito, e costui riceverà anche il Mio Spirito”.
Ecco la Luce che viene donata. Abbiamo la Luce, sta a noi decidere se
metterla sul candelabro o sotto un secchio. Cosa vuol dire?
La soluzione sta nel significato che noi attribuiamo al
verbo “credere”. Il Signore a questa parola dà un significato
sicuramente più appropriato e veritiero di quello, aggiustato e
modificato nel corso del tempo e degli eventi, che gli attribuiamo noi.
Chi
ascolterà quanto il Signore ha detto e vi conformerà le sue opere, costui pure giungerà ad ottenere il Suo
Spirito, la Sua Luce, la Sua Sapienza . E se egli ha Questo, non ha più
bisogno d’altro.
Ma
se ognuno di noi, che abbiamo sì ascoltato, si mantiene tiepido di fronte
a quanto ha appreso da Gesù, e non traduce completamente in opere la Sua
Dottrina, ma si limita ad ascoltarla ed ad ammirarla e glorificarla ogni
tanto, costui non riceve il Suo Spirito, e quindi tutta la Sua Dottrina
non gli è, in fondo, che di poco o nessun giovamento. Ecco che la Luce
viene messa sotto il secchio
Infatti,
quando alla fine, dopo la deposizione del corpo, egli si troverà nudo
quale anima nell’Aldilà, ebbene, egli di Gesù e della Sua Dottrina ne
saprà tanto come se sulla Terra non ne avesse mai sentito parlare nemmeno
per una sillaba! Questo però è un fenomeno perfettamente naturale. E’
come se sentissimo parlare per ore e ore della città di Roma, ad esempio,
ma non ci fossimo mai stati. Se qualcuno vi ci portasse senza menzionare
la destinazione, dalle sole parole che abbiamo ascoltato non saremmo mai
in grado di riconoscere la città di Roma attraverso le vie e i palazzi
tra i quali ci troviamo.
A nessuno gioverà in qualche modo il semplice esclamare
con fede: “Signore, Signore!”, poiché chi fa una simile professione del Suo Nome si troverà sempre al
Suo cospetto come un essere che non Lo conosce né è conosciuto da Gesù.
Per conseguenza non basta assolutamente che l’uomo si
procuri conoscenze di una cosa qualunque con l’udirne o con il leggerne
la descrizione scritta. Tutte le conoscenze di questo genere restano mute
e senza un reale valore per la vita qualora non vengano fatte associare
alla vita dell’anima mediante l’attività. Questo per la ragione che
solo in seguito alle proprie fatiche e al proprio lavoro egli si è
impressa la piena verità nella sua anima vivente e non soltanto nel suo
cervello. Egli ha accolto così il vero spirito della cosa nella propria
anima; e l’immagine fedele e vera ora vive in lui, né può venire più
uccisa e distrutta da nessuna immagine esteriore e sbagliata, data che
essa si è fatta una vera immagine vivente.
Ma
quanta maggiore attività comincia a manifestarsi nell’anima, tanta più
luce anche andrà facendosi in lei, poiché l’elemento fondamentale
dell’anima è il fuoco; e con quanta maggiore veemenza però questo
elemento comincia in qualche modo ad agire, con tanta maggiore luce
anch’esso diffonde in sé e fuori di sé. Dunque, quando nell’anima il
fuoco divampa con veemenza sempre maggiore, essa si rende pure sempre più
ricca di luce vitale, e per effetto di questa potenziata luce di vita
comincia anche a penetrare sempre più nei misteri interiori della vita e
a comprenderli. Questa
visione e questa comprensione più profonda infondono poi all’anima
sempre nuovo coraggio ad amare e adorare Dio ancora più intimamente, e
questo amore costituisce allora già una prima scintilla dello Spirito di
Dio nell’anima; essa poi cresce e si intensifica enormemente; in breve
tempo l’anima e lo spirito di Dio divengono una cosa sola, e l’anima
viene allora guidata dallo spirito di Dio in ogni verità e sapienza.
Ecco
che la lampada viene posta sul candelabro, e illumina tutta la stanza.
Iniziamo
dunque il nostro cammino dai due comandamenti dati dal Signore:
“Ama il Signore Dio tuo sopra ogni cosa e il prossimo tuo come te
stesso.”
La parola del Signore è stata quindi seminata nel
terreno del nostro cuore. Ora, se ci sono due terreni, a cui viene data la
stessa quantità di luce e di calore, e di acqua vivificante, ma
nonostante ciò un terreno fosse recalcitrante a restituire in frutti
deliziosi tutta l’attenzione che gli è stata donata, ridonando solo
spine e cardi, sarebbe forse ingiusto abbandonare a se stesso il campo
stepposo per raggruppare tutte le attenzioni sul campo fertile?
Ebbene, il Signore si comporta allo stesso modo di un
buon contadino; a chi ha amore sarà dato, e a chi non ne ha sarà tolto
anche quell’attenzione che gli era stata dedicata, per donarla a chi
l’attenzione l’ha fatta fruttare.
Ci sarà chi farà fruttare cento, chi sessanta e chi trenta; ma la misura al di sotto di trenta non sarà tenuta in considerazione e sarà tolta per donarla a chi ha già cento.