Gesù
apparve agli Undici e disse loro: «Andate in tutto il mondo e predicate
il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo,
ma chi non crederà sarà condannato. E questi saranno i segni che
accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demòni,
parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno
qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e
questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e
sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava
insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che
l'accompagnavano.
Soffermiamoci un attimo sulla figura dell'evangelista Marco, che oggi ricordiamo nella festa a lui dedicata.
Nella prima lettera di Pietro agli ebrei,capitolo quinto, Pietro dice: "Vi saluta la comunità che è stata eletta come voi e dimora in Babilonia; e anche Marco, mio figlio."
Effettivamente uno dei figli di Pietro si chiamava Marco. Effettivamente Pietro fondo una comunità a Babilonia con il figlio Marco. Per Babilonia deve intendersi l'attuale Baghdad. Le basi di questa comunità furono messe dall'apostolo Matteo che, durante il suo viaggio verso l'India, si fermò dal re di Babilonia un anno intero. Gettò le basi solo con la corte reale, perché la casta sacerdotale era seguace del dio Baal. (Baal era una divinità adorata da quasi tutti i popoli del Medio Oriente e dall’Africa. Spirito della fertilità, presiedeva ai fenomeni della Natura.)
Ma sette anni più tardi arrivò comunque Pietro con suo figlio Marco da questo re, egli pure fu accolto benissimo e fece anche delle proposte al re per far conoscere a poco a poco la Dottrina del Signore almeno alla città.
Il re, che voleva molto bene a Pietro, come anche a Marco, sconsigliò a Pietro una cosa simile, sapendo bene da che spirito fossero animati i suoi sacerdoti di Baal. Piet ro desistette per un paio d'anni, anche consigliato dal figlio Marco, dall'intraprendere qualsiasi azione contro il consiglio del re.
Ma dopo un paio d'anni fuori dalla città Pietro iniziò a operare prodigi, e i sacerdoti iniziarono a pensare come poterlo uccidere.
Pietro fu ucciso da questi sacerdoti in un tranello. Il discepolo Marco cominciò allora a convertire alla Dottrina del Signore gli uomini di quasi tutta la città, e non passò neanche un anno che fu convertita alla Dottrina con grande pienezza di Benedizione l’intera città, e per suo mezzo, poco dopo, anche quasi tutto il Paese.
Con questo il Signore da a noi, Suoi recentissimi discepoli, la conoscenza di dove e come è finito, per questo mondo, il primo apostolo; dunque non a Roma, né tanto meno a Gerusalemme, bensì nella nuova città di Babilonia, che più tardi ricevette il nome saraceno di Baghdad.
Dato però che di ciò sarà data notizia fra i pagani quando saranno trascorsi alcuni secoli, si pretenderà a Roma che sia stato Pietro stesso a fondare là tale Chiesa. Ed i popoli crederanno quando si dirà che Pietro, quale il primo principe della fede, ha posto tale seggio a Roma, reggendo da esso, nel Nome del Signore, tutta la Terra ed i rispettivi prìncipi e popoli. Ma certo l'apostolo Paolo non avrebbe fondato una comunità a Roma se ivi fosse stata presente una comunità già fondata da Pietro. Pietro era l'apostolo dei Giudei, Paolo dei pagani. Inoltre in tutti gli atti degli apostoli, se non ero, non vi è alcun riferimento che Pietro sia mai stato a Roma.
Ma non è certo credere o non credere questo che ci porta alla salvezza.
Oggi il Signore dice: "chi crede e verrà battezzato sarà salvo, ma chi non crede...". A cosa si deve quindi credere? Che Gesù con la Sua morte in Croce ha gettato un ponte, ha aperto una porta, per poter raggiungere il Regno di Dio da parte di Ogni uomo. Il ponte è quindi presente, la porta è stata aperta, ma se noi non attraversiamo questo ponte, o oltrepassiamo questa porta, la Redenzione operata da Gesù Cristo per noi non ha alcun effetto; rimaniamo nella morte, rimaniamo nel giudizio, rimaniamo distanti dalla vita che è Dio.
Ma credere significa riconoscere la propria miseria e domandare a Gesù Cristo la grazia, che è la Forza dell'amore, per poter procedere in questo cammino di elevazione al Padre; riconoscendo la nostra miseria, ci rendiamo conto che con le nostre sole forze non siamo in grado di sfuggire all'avversario con le sue brame e tentazioni, e ci affidiamo letteralmente al Padre che ci inonda di Grazia, di Forza, di Luce, di Conoscenza, di Amore.
E i segni che accompagneranno i credenti saranno grandiosi. "Voi farete segni più grandi di questi!" ha detto il Signore.
Il battesimo con l'acqua ricevuto da bambini, grazie alla presentazione al "Tempio" da parte dei nostri genitori, ci ha permesso di essere fortificati dallo Spirito Santo per essere testimoni del Signore; con il battesimo infatti viene immessa in noi una scintilla dell'Amore di Dio, che potenzia lo spirito di Dio che viene innestato nella nostra anima poco prima della nascita.
Ma se a seguito di questo battesimo d'acqua, non crediamo e non operiamo secondo la dottrina del Signore, non perverremo al vero battesimo dei cieli che perverrà quando ci saremo permeati della persona del Cristo.
Come i sacerdoti del Tempio venivano additati dal Signore come figli di Satana, in seguito alle loro opere, sono in base alle nostre opere il Padre ci potrà chiamare "figli!", e come figli, operare ciò che Lui opera.