I
discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Perché a loro parli
con parabole?».
Egli rispose loro: «Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno
dei cieli, ma a loro non è dato. Infatti a colui che ha, verrà dato e
sarà nell’abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello
che ha. Per questo a loro parlo con parabole: perché guardando non
vedono, udendo non ascoltano e non comprendono.
Così si compie per loro la profezia di Isaìa che dice:
“Udrete, sì, ma non comprenderete,
guarderete, sì, ma non vedrete.
Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile,
sono diventati duri di orecchi
e hanno chiuso gli occhi,
perché non vedano con gli occhi,
non ascoltino con gli orecchi
e non comprendano con il cuore
e non si convertano e io li guarisca!”.
Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché
ascoltano. In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno
desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò
che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono!».
C’è
un linguaggio naturale e c’è un linguaggio spirituale. E non sono tra
di loro confrontabili.
L’essere
spirituale, che normalmente usa un linguaggio spirituale, se vuole
conversare e farsi capire dall’uomo naturale deve per forza usare un
linguaggio che colleghi le due forme di espressione sopra menzionate.
Questo
linguaggio si chiama “linguaggio delle corrispondenze”
Ai tempi di Mosè e dei profeti perfino
la gente comune e molto semplice possedeva la conoscenza delle corrispondenze; la scrittura della gente
consisteva in immagini, e la sua lingua si regolava pure secondo immagini
ben conosciute dal popolo. Quando però, più tardi, il popolo diventò più
benestante e più stimato, sentì anche ben presto una quantità di
necessità terrene, per soddisfare le quali dovette procurarsi un gran
numero di mezzi naturali. Dunque, tali molte necessità e tali molti mezzi
allora ricevettero dei nomi consistenti in parole molto semplici, dietro
alle quali non si celavano più delle immagini corrispondenti. Questi
semplici nomi formati dagli uomini, solo più tardi, per definire le molte
necessità ed i mezzi per soddisfarle, ben presto soppiantarono la
scrittura per immagini ed il suo significato interiore, cosicché essa non
viene più comprese dagli Ebrei al tempo di Gesù.
Se noi avessimo parlato ai tempi di Mosè
come parliamo ora, allora né Mosè, né alcun altro profeta ci avrebbero
compreso; dato però che nel tempo attuale, per le ragioni espostevi, la
vecchia lingua è andata completamente perduta, allora dobbiamo cercare in
ciò la causa per cui ora gli ebrei non potevano comprendere le parabole
di Gesù.
Solo una volta che coloro tra gli Ebrei
(e i pagani) fossero diventati grandi e forti nell’abnegazione e nella
vittoria su se stessi, essi potevano venire guidati alla loro interiorità
mediante la scienza delle corrispondenze.
Quindi esistono delle corrispondenze di
tutto ciò che la Terra ci offre da vedere, da udire, da odorare, da
gustare e da sentire. Però non è certo il corpo e neppure la nostra
anima timorosa ed inquieta che possono darci le chiavi necessarie alla
comprensione, ma soltanto il vivente ed eterno spirito, proveniente da
Dio, che si trova nel cuore della nostra anima. Perciò lavoriamo
alacremente per procurarci la rinascita dello spirito nella nostra anima,
e tutta la Creazione, con tutte le sue innumerevoli manifestazioni, sarà
per noi come un grande libro aperto, nel quale potremo scorgere molto bene
ed afferrare chiaramente il fondamento dell’Amore, della Sapienza e della Potenza divini.
Oggi come oggi invece il nostro cuore è ingrassato, le nostre orecchie odono male, i nostri occhi sonnecchiano per non vedere con essi, per non udire con gli orecchi e non comprendere con il cuore, per non convertirsi e non farsi aiutare dal Signore.
Cosa non fa il Signore nella nostra vita, e come Lo vediamo? Siamo tutti ciechi e sordi. La parabola che ben si adatta a noi è quella del cieco muto che è stato guarito; come questi era infermo nel corpo, così noi lo siamo nell’anima.
Ma beati
gli occhi di coloro che vedono, e le orecchie che riescono a comprendere
tutto ciò! Molti profeti e giusti hanno desiderato vedere le cose che noi
oggi possiamo vedere, e non le hanno viste, e hanno desiderato udire le
cose che voi udite, e non le hanno udite, perché la via non era ancora
stata aperta!
A colui
che ha cercato l’Amore di Dio, e che lo ha necessariamente trovato, ne
verrà dato altro affinché sia nell’abbondanza, ma a colui che questo
amore non l’ha cercato, rimarrà nell’amore mondano in cui è vissuto
e gli sarà tolto anche quel poco merito che avrà accumulato.
Perché,
se c’è chi ha dato 100, 60 o 30, al di sotto di 30 niente sarà tenuto
in considerazione.
P.s.
Lo sviluppo di questa facoltà di capire il linguaggio delle
corrispondenze, non è soltanto utile durante il tempo della vita, ma è
perfino necessario, perché altrimenti, dopo la morte del corpo, l’anima
viene a trovarsi nel regno degli spiriti come un estraneo che entra in un
paese a lui assolutamente sconosciuto, di cui non comprende la lingua e da
cui soltanto con grande fatica riesce a farsi comprendere, con la sola
differenza che gli abitanti di questo paese comprendono bene lo straniero,
mentre costui non comprende gli abitanti del luogo; quest’ultimi però,
per comprenderlo, devono prima adattarsi di nuovo nei grevi ceppi della
vita animica per assumere nuovamente il linguaggio greve del corpo,
divenuto loro inconsueto, il quale permette di comunicare soltanto per
mezzo di parole, e non invece per mezzo di successioni di pensieri.
Per
conseguenza agli uomini spiritualmente progrediti rincresce spesso
l’impossibilità di poter esprimere in maniera soddisfacente le loro
percezioni per il fatto di dover usare le parole, ovvero si rammaricano
per l’impossibilità di fissare, per mezzo della scrittura o della
parola, il susseguirsi dei pensieri con quella velocità fulminea con la
quale lo spirito li fa vedere all’anima. Tutto questo non sarebbe
possibile qualora questo linguaggio dello spirito non venisse dato in
rapide immagini e in successioni di concetti.