Gesù disse ai suoi discepoli: «A voi che ascoltate, io dico: Amate
i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che
vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano.
A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra; a chi ti leva il
mantello, non rifiutare la tunica. Da' a chiunque ti chiede; e
a chi prende del tuo, non richiederlo. Ciò che volete gli uomini facciano
a voi, anche voi fatelo a loro.
Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori
fanno lo stesso. E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che
merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a
coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori
concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto.
Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne
nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell'Altissimo;
perché egli è benevolo verso gl'ingrati e i malvagi. Siate
misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro. Non giudicate
e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate
e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata,
scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura
con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio».
Dio ci ha incaricato di amarci reciprocamente, ci ha dato anche un Comandamento che dobbiamo adempiere, se vogliamo diventare beati. Questo Comandamento non chiede altro che amore per Lui e per il prossimo. Ma comprende tutto il lavoro sulla nostra anima, e dobbiamo tendere al più alto grado di perfezione finché viviamo sulla Terra. Tutto il nostro pensare, parlare ed agire deve corrispondere a questo Comandamento dell’amore, deve esprimersi nel voler dare e rendere felice, nell’aiutare, consolare, raddrizzare e proteggere, l’uomo deve fare al suo prossimo ciò che renderebbe felice lui stesso, se fosse nello stesso grado bisognoso d’aiuto.
“Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo loro.” Quindi, Dio ha concesso all’uomo un grado di amor proprio, nel quale può misurare sempre fin dove adempie il Comandamento dell’amore per il prossimo. Se l’amore dell’uomo per sé è troppo grande, allora ha anche il dovere di pensare al prossimo con aumentata misura, se vuole adempiere la Volontà di Dio. Allora deve anche essere aumentata la sua attività d’amore. Se l’amor proprio è minore e l’uomo intende adempiere la volontà divina, allora l’amore per il prossimo supererà il grado dell’amor proprio, ed a quest’uomo sarà più facile, perché riesce facilmente a separarsi dal bene terreno e rivolgere questo al prossimo.
Ma da noi uomini viene sempre preteso che ci esercitiamo nell’amore disinteressato per il prossimo, dobbiamo poter sacrificare a favore del prossimo che vogliamo rendere felice. Più amore sentiamo verso il prossimo, più facile ci riuscirà questo. Affinché il sentimento dell’amore per il prossimo si risvegli in noi, dobbiamo immaginarci che tutti noi siamo figli di un Padre, che tutti noi abbiamo avuto la nostra origine dalla Stessa Forza e che siamo quindi tutti creature dell’Amore di Dio. Allora impareremo a considerare il prossimo come nostro fratello, gli porteremo l’amore, vorremo aiutarlo quando è in miseria, e la nostra volontà di aiutare ci renderà felici, perché rende in sé beati e ci procura la conoscenza spirituale.
Se diamo al prossimo ciò che per noi stessi è desiderabile, allora anche Dio ci dà ciò che è Suo, ci dà la Verità, ci dà la Luce, la Forza e la Grazia, ci rende felici e ci provvede nello stesso modo soltanto con dei Beni che provengono dal Suo Regno, che in modo terreno non ci possono essere offerti. Ma Lui benedice anche il nostro possesso terreno, mentre aumenta ciò che noi sacrifichiamo, se serve per la salvezza della nostra anima. Se ci esprimiamo quindi nell’amore per il prossimo, non dovremo languire, perché l’Amore di Dio provvede a noi nella nostra miseria, e non provvede davvero scarsamente, ma distribuisce smisuratamente i Suoi Doni, per quanto sacrifichiamo anche noi senza calcolare timorosamente ciò di cui possiamo fare a meno. Se l’amore ci spinge al dare, allora non indugiamo o distribuiamo scarsamente e quindi verremo anche abbondantemente provveduti dall’Amore eterno. Se non siamo in grado di sentire amore, allora ci dobbiamo educare all’attività d’amore disinteressato, dobbiamo guardarci intorno e dove vediamo miseria, intervenire e prestare l’assistenza aiutando. Così è la Volontà di Dio e dobbiamo farLa nostra, allora l’attività d’amore per il prossimo ci renderà felici in ogni modo, attizzeremo l’amore in noi stessi, finché diventa una chiara fiamma che afferra tutto ciò che le viene vicino, perché l’Amore è divino, procede da Dio e riconduce a Dio e perciò il Comandamento dell’amore per Dio e per il prossimo è il più nobile che deve essere adempiuto sulla Terra come nell’aldilà, per essere unito con l’Amore eterno e giungere così all’eterna Beatitudine.
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