I farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». Gli rispose: «"Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente". Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: "Amerai il tuo prossimo come te stesso". Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».
Il Signore ci ha incaricato di amarci reciprocamente, ci ha dato anche un Comandamento che dobbiamo adempiere se vogliamo godere della beatiudine che solo Lui è in grado di elargire.
Questo Comandamento non chiede altro che amore per Lui e per il prossimo. Sembra facile, sembra semplice, ma non lo è. Adempiere a questo comandamento sottoindente tutto un lavoro da svolgere verso la nostra anima, dobbiamo farla maturare e tendere alla perfezione finché viviamo sulla Terra.
Tutto il nostro pensare, parlare ed agire deve corrispondere a questo Comandamento dell’amore, deve esprimersi nel voler dare e rendere felice, nell’aiutare, consolare, raddrizzare e proteggere, l’uomo deve fare al suo prossimo ciò che renderebbe felice lui stesso, se fosse nello stesso grado bisognoso d’aiuto.
“Ama il prossimo come te stesso”. Dio, quindi, ha concesso all’uomo un grado di amor proprio, nel quale può misurare sempre fin dove adempie il Comandamento dell’amore per il prossimo. Se l’amore dell’uomo per sé è troppo grande, allora ha anche il dovere di pensare al prossimo con aumentata misura, se vuole adempiere la Volontà di Dio. Allora dev’anche essere aumentata la sua attività d’amore. Se l’amor proprio è minore e l’uomo intende adempiere la volontà divina, allora l’amore per il prossimo supererà il grado dell’amor proprio, ed a quest’uomo sarà più facile, perché riesce facilmente a separarsi dal bene terreno e rivolgere questo al prossimo.
Ci viene sempre posto innanzi l’esercizio nell’amore disinteressato per il prossimo, dobbiamo voler sacrificare a favore del prossimo che vogliamo rendere felice. Più amore proviamo verso il prossimo, più facilmente riusciremo nell’intento.
Affinché il sentimento dell’amore per il prossimo venga risvegliato in noi, dobbiamo poter credere che noi tutti siamo figli di un Padre, che tutti abbiamo avuto la nostra origine dalla Stessa Forza e che tutti siamo quindi, senza distinzione, creature dell’Amore di Dio.
Solo allora riconosceremo il prossimo come nostro fratello, gli doneremo l’amore, desidereremo aiutarlo quando sarà in miseria, e la nostra aumentata volontà di aiutare ci renderà felici, perché per sé e di per sé rende beati e ci procura la conoscenza spirituale.
Se diamo al prossimo ciò che per noi stessi è desiderabile, allora anche Dio ci dà ciò che è Suo, ci dà la Verità, ci dà la Luce, la Forza e la Grazia, ci rende felici e provvede a noi nello stesso modo, soltanto con dei Beni che provengono dal Suo Regno che in modo terreno non ci possono essere offerti.
Ma Dio benedice anche il nostro possesso terreno, mentre aumenta ciò che noi sacrifichiamo, se serve per la salvezza della nostra anima.
Se operiamo quindi nell’amore verso il prossimo, non dovremo languire, perché l’Amore di Dio provvede a noi nella nostra miseria, e non provvede davvero scarsamente, ma distribuisce smisuratamente i Suoi Doni, per quanto anche noi sacrifichiamo senza timorosi calcoli su ciò di cui possiamo fare a meno.
Se l’amore ci spinge al dare, non dobbiamo indugiare o distribuire scarsamente, perché anche noi verremo provvisti abbondantemente dall’Amore eterno.
Se non siamo in grado di sentire amore, allora dobbiamo educarci all’attività d’amore disinteressato, dobbiamo guardarci intorno e dove vediamo miseria, intervenire e prestare l’assistenza, aiutando.
Questa è la Volontà di Dio e dobbiamo farLa nostra, in questo modo l’attività d’amore per il prossimo ci renderà felici, attizzeremo l’amore in voi stessi, affinché diventi una chiara fiamma che afferra tutto ciò che le viene vicino, perché l’Amore è divino, procede da Dio e riconduce a Dio e perciò il Comandamento dell’amore per Dio e per il prossimo è il più nobile che deve essere adempiuto sulla Terra come nell’aldilà, per essere unito con l’Amore eterno e giungere così all’eterna Beatitudine.