Gesù disse alla folla:
«Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane
vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del
mondo».
Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può
costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la
carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi
la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e
io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo
e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui.
Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così
anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal
cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia
questo pane vivrà in eterno».
Il Regno di Dio giunse agli uomini nel Signore
e si trovava, e si trova oggi, accanto a noi e in mezzo a noi; questo, e
lo possiamo riconoscere tutti, francamente non è ancora sufficiente per
raggiungere e conservare pienamente l’eterna vita dell’anima. Ciò
perché il Regno di Dio, nella presenza personale del Signore, venne agli
uomini e viene a noi, ma non per questo è già penetrato nel loro e
nostro intimo, la qual cosa può accadere, e accadrà, solamente quando
noi senza nessun riguardo per il mondo avremo accolto interamente la
Dottrina di Cristo nella nostra volontà, e con ciò anche pienamente
nella pratica.
Una volta verificatosi questo caso, allora non
diremo più: “Cristo - e con Lui il Regno di Dio – è venuto a noi
e abita presso di noi!”, ma direte: “Ora non vivo più io, ma
Cristo vive in me!”. Quando si sarà verificato questo caso per noi,
allora lo comprenderemo anche noi pienamente, in modo vivo, come il Regno
di Dio non viene all’uomo e nell’uomo con l’aspetto di sfarzo
esteriore, ma si sviluppa solo interiormente all’uomo, e attira,
consolida e conserva l’anima nella sua eterna vita.
Bisogna sì che all’uomo venga prima
mostrata la via dall’esterno, mediante la Parola di Dio che viene
all’uomo dai Cieli, e in tal caso si può dire: “La pace sia con
te, poiché il Regno di Dio è venuto vicino a te!”. Ma non per
questo l’uomo è già nel Regno di Dio, né il Regno di Dio in lui.
Ma se l’uomo comincia a credere senza
dubitare, e mediante il suo agire secondo la Dottrina rende viva la fede,
soltanto allora il Regno di Dio si sviluppa nell’uomo, così come in
primavera comincia a sbocciare visibilmente la vita nella pianta a partire
dall’interno, quando la pianta è illuminata e riscaldata dalla luce del
sole e con ciò viene sollecitata all’attività interna.
Ogni vita viene bensì suscitata e risvegliata
come dall’esterno, ma l’origine, la formazione, lo sviluppo, la
configurazione e il consolidamento procedono poi sempre dall’interno.
Così anche gli animali e gli uomini devono dapprima accogliere in sé il
nutrimento dall’esterno; ma questo accogliere il cibo e le bevande non
è ancora di gran lunga il vero nutrimento del corpo, ma è solo dallo
stomaco che il nutrimento procede poi in tutte le parti del corpo. Ma come
in certo qual modo lo stomaco è il cuore che nutre la vita del corpo, così
anche il cuore, nell’uomo, è lo stomaco che nutre l’anima, per
risvegliare in essa lo spirito che è da Dio; e la Dottrina di Cristo è
il vero cibo di Vita e la vera bevanda di Vita per lo stomaco
dell’anima.
E così nella Dottrina di Cristo, Gesù è
dunque un vero Pane dai Cieli a nutrimento della vita degli uomini, e
l’agire secondo la Dottrina è una vera bevanda di Vita, un ottimo e
vigorosissimo Vino, che attraverso il suo Spirito vivifica tutto l’uomo
e lo illumina da parte a parte con la fiamma di fuoco dell’Amore, che
divampa nel modo più luminoso. Chi mangia questo Pane e beve questo Vino,
mai più vedrà né sentirà né assaggerà la morte in eterno.
Pane e Carne sono un’unica e stessa cosa,
così come anche Vino e Sangue, e chi nella Parola di Cristo mangia il
Pane dei Cieli, e mediante l’agire secondo la Parola, dunque con le
opere del vero amore assolutamente disinteressato per Dio e per il
prossimo, beve il Vino della Vita, costui mangia anche la Carne di Cristo
e beve il Suo Sangue. Infatti, come il pane naturale, gustato dagli
uomini, viene trasformato nell’uomo in carne, e il vino bevuto in
sangue, così nell’anima dell’uomo anche il pane della Sua Parola
viene trasformato in Carne, e il vino dell’azione d’amore in Sangue.
Se Gesù dice: “Chi mangia la Mia Carne”, con ciò si vuole
indicare che uno ha accolto la Sua Parola non solo nella sua memoria e
nella sua intelligenza cerebrale, ma anche contemporaneamente nel suo
cuore, che, come già indicato, è lo stomaco dell’anima; e lo stesso è
anche per il vino dell’azione d’amore, che con ciò non è più vino,
ma il Sangue della Vita. Poiché la memoria e l’intelligenza dell’uomo
si rapportano al cuore quasi esattamente come la bocca allo stomaco
naturale. Fino a quando il pane naturale si trova ancora nella bocca fra i
denti, non è ancora carne, ma pane. Quando però esso, masticato, viene
fatto scendere nello stomaco, e là viene miscelato dai succhi gastrici,
esso nelle sue fini particelle nutritive è già carne, perché simile
alla carne. E così è anche col vino, o anche con l’acqua, che la
materia del vino contiene anche certamente in sé. Infatti senza
l’acqua, che il terreno cela in sé per il nutrimento di tutte le piante
e di tutti gli animali, la vita morirebbe. Fino a quando tu tieni il vino
nella bocca, esso non diventa sangue; ma nello stomaco esso lo diventa
molto presto.
Perciò chi ode la Parola del Signore e la
trattiene nella sua memoria, costui tiene il pane nella bocca
dell’anima. Quando egli nell’intelligenza cerebrale comincia a
riflettervi seriamente, allora mastica il pane con i denti dell’anima;
infatti l’intelligenza cerebrale è per l’anima ciò che sono i denti
nella bocca dell’uomo corporale.
Quando il Pane, dunque la Sua Dottrina, è
masticata dall’intelligenza cerebrale, ovvero è capita e accolta come
piena Verità, deve poi anche essere accolta nel cuore dall’amore per la
Verità, e attraverso la ferma volontà diventare azione. Se accade
questo, la Parola viene trasformata nella Carne e, mediante la seria e
ferma volontà operosa, nel Sangue dell’anima, che qui è lo Spirito del
Signore in essa, senza il quale l’anima sarebbe così morta, come un
corpo senza sangue.
Ma la seria e ferma volontà d’azione
assomiglia a una buona capacità digestiva dello stomaco corporale, con la
quale l’intero corpo viene mantenuto sano e forte. Se invece la capacità
digestiva dello stomaco è debole, l’intero corpo è già malato e
debole, e deperisce anche con i cibi migliori e più puri.
Allo stesso modo succede all’anima nel cui
cuore la volontà di agire secondo la Dottrina è piuttosto debole. Essa
non giunge alla piena, sana forza spirituale, e così rimane per metà di
qua e per metà di là, cade facilmente in ogni sorta di dubbi ed
esitazioni, e presto comincia ad esaminare ora l’uno, ora l’altro
alimento, se non le risulti migliore e più corroborante. Ma con ciò
tuttavia non viene pienamente aiutata l’anima, una volta che sia già
indebolita.
Nessuno
di noi sia quindi solo un ascoltatore, ma sia subito anche un volonteroso,
serio e assiduo esecutore della Parola del Signore, e con ciò saranno
allontanati al più presto dalla sua anima anche tutte le esitazioni e i
dubbi.
Se ora abbiamo ben compreso e afferrato tutto questo, vedremo dunque quello che si voleva intendere a Cafarnao quando Gesù disse “mangiare la Mia Carne” e “bere il Mio Sangue”, e d’ora in poi sicuramente non lo chiameremo più neanche noi un “duro insegnamento”.