In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l'eletto». Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell'aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c'era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei». Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L'altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio. tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».
Mi soffermo sui rapporti che le persone vicine a Gesù intrattengono con il Cristo umiliato.
Gesù
è stato appena crocefisso e con lui i due malfattori. Tutti gli astanti
si rivolgono a Gesù per schernirlo usando termini che si riferiscono al
suo ruolo, a ciò che lo aveva caratterizzato nel suo agire e per il quale
veniva giustiziato.Ci tengo a sottolineare che “il popolo stava a vedere”. Nessuna azione, nè negativa,
né tantomeno positiva. Alla
fine cerchiamo di vedere in quale categoria potremmo appartenere.
I capi, i rappresentanti della Giustizia e della Legge, lo chiamano in
terza persona: ”se è il Cristo, il suo eletto”,
evidentemente per schernirlo, come a dire: poveraccio! Si faceva passare
perfino per il Cristo!
I soldati, i rappresentanti della forza, in seconda persona: ”Se tu sei il re dei Giudei”,
come a dire: ma guarda questo, che si è fatto passare per un re!
Solo il buon ladrone, Disma, è l’unico a rivolgersi a Gesù con il
suo nome : ”Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo
regno”.
Mi pare denso di significato questo particolare.
Il buon ladrone aveva accettato il suo tormento come castigo delle sue
malefatte, non imprecava né si ribellava. Era nella condizione, pentito,
per “vedere”: ha visto un uomo innocente condannato, ha visto un uomo
mite perdonare i suoi oppressori, ha visto qualcosa di misterioso in
quell’uomo tanto da suscitargli il desiderio di poter stare con Lui,
dovunque fosse andato e si rivolge a quell’uomo, come l’ha visto: “Gesù,
ricordati di me nel tuo regno!”
Commenta sant’Ambrogio: “In verità, in verità ti dico, oggi sarai
con Me nel paradiso”; la vita è stare con Cristo, perché dove c’è
Cristo la c’è il Regno.
La risposta di Gesù
“Oggi
sarai con Me in paradiso” non
l’ha sottratto al dolore torturante e alla morte come Gesù stesso non
vi è stato sottratto.
Ma qualcosa è avvenuto perché i nostri cuori trovassero pace , proprio
quella pace che sarà lasciata in eredità a noi che, vedendo queste cose,
veniamo trafitti nel cuore e, perdendo ogni rivendicazione e rabbia, ci
acquietiamo in un mistero più grande e vivificante.
Anche Gesù, sulla croce, non si è rivolto a Dio sotto altro nome che
quello del Padre.
Non ha preso le distanze da Lui, si è fidato di Lui.
E’ a questo punto che noi ci possiamo chiedere cosa sia questo Regno, in
che cosa consista, che cosa voglia dire regnare, quale tipo di potenza sia
desiderabile.
Cristo ci ottiene la remissione dei peccati, è diventato principio di
risurrezione, è luogo di ogni pienezza.
La remissione dei peccati risponde al bisogno di innocenza: non si può
vivere una relazione senza riacquistare l’innocenza che ci deriva
dall’aprire completamente il cuore sapendo di essere perdonati; si
tratta dell’innocenza della riconciliazione, dove sentiamo l’amore
dell’altro che ci accoglie e ci rende capaci di vivere.
Il principio di risurrezione risponde al bisogno di amare che esprime nel
concreto la rinnovata capacità di vivere e amare di un amore che non
dipende più dalla risposta degli altri, che risulta imprendibile dal male,
che sfonda ogni confine e non si dà pace finché tutti lo possano
gustare.
Luogo di ogni pienezza risponde al bisogno di vita piena che l’amore ha
attivato.
E tutto questo in Cristo, a partire da Cristo, nella forza del Suo Spirito
che ci viene donato proprio sulla croce quando Gesù esclama: “Padre,
nelle tue mani consegno il mio spirito”
Quello che il buon ladrone ha visto, gustato, ottenuto in pochi attimi,
costituisce l’eredità per la nostra vita.