I
farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in
fallo Gesù nei suoi discorsi.
Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro,
sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non
hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque,
di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?».
Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete
mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli
presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e
l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare».
Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a
Dio quello che è di Dio».
Anche noi presentiamo a Gesù la nostra moneta. Una moneta ha sempre due facce. Anche noi siamo profondi conoscitori dei nostri bisogni materiali, della nostra mondanità, del nostro bisogno di affermazione.
Presentando
la nostra moneta a Gesù tentiamo di accordarci con Gesù, cerchiamo una
scappatoia.
Cosa ci
risponde Gesù? Ci rimanda indietro con la nostra moneta.
Sta a noi decidere quanto dare a Cesare e quanto dare a Dio. Abbiamo sempre due facce, quella del dover “fare”, quella del voler “essere”.
Dare
a Cesare è prettamente connesso con il fare quotidiano
dell’uomo immerso nelle cose terrene, negli interessi temporali. C’è
una continuo bisogno di operare per il bene comune, attraverso
comportamenti con il prossimo. Non l’uno contro l’altro, ma l’uno
con l’altro, per l’altro. Chi ha dia a chi non ha.
Dare
a Dio indica l’ “essere" profondo dell’uomo creato a
"immagine" di Dio. Le sue caratteristiche, intelligenza, libertà,
volontà, lo spingono ad essere "immagine dell’Uomo perfetto” (Cristo) imitando la Sua vita realizzata nel tempo sempre tesa a fare la volontà
del Padre.
Volontà
di amore, volontà di perdono, di aiuto, di sostegno, di illuminazione per
far conoscere lo "scopo" della vita terrena derivante dal Padre
e sostenuta dal Suo Spirito che illumina la via per un ritorno cosciente
alla Casa d’origine. Questo è l’ “essere" dell’uomo sulla
terra.
Cesare
indica il "fare" dell’uomo, Dio indica l’ “essere"
dell’uomo.
Morale,
giustizia, scienza sono il "fare" il bene comune; religione è
"essere uniti" per un cammino comune.
I
= FARE; II = ESSERE; III = ESSERE PER FARE.
Fare per essere, o essere per
fare? La seconda è indice
di maturità. La prima è un cammino verso la maturità. E’ il passaggio
dal fare all’essere che ci costa molto oggi. Ma
siamo ancora così lontano dal
nostro “essere”?
Si deve cominciare il
cammino dell’annullamento. Non più “fare” per noi e per gli altri,
ma essere con Gesù e con gli altri.
Capite
la differenza? Poco?
Fare,
vuol dire soddisfare il proprio io di superficie.
Essere, vuol dire soddisfare e realizzare il nostro io profondo,
non terreno ed effimero, ma eterno.
Annulliamo il nostro ego e troveremo la pienezza del nostro essere.