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Non chiunque Mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel Regno dei Cieli.
Mt 7, 21-27

Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.
In quel giorno molti mi diranno: Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi? Ma allora io dichiarerò loro: “Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!”.
Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia.
Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».

 

 

In riferimento a queste parole, mi preme fare un confronto tra Gesù da una parte, e ogni singolo uomo dall’altra.

Certo, si può pensare, che per Gesù sia stato semplice conformare la propria volontà umana a quella del Padre. Gesù, come uomo, non era Dio, ma un figlio di Dio, ciò che, in effetti, dovrebbe essere propriamente ciascun uomo, poiché gli uomini di questa Terra sono chiamati a diventare e ad essere dei figli di Dio, purché vogliano vivere secondo la Sua Volontà riconosciuta.

Uno di questi uomini però fu dalle eternità destinato da Dio ad essere il primo ad avere in Sé la Vita e a donarla a chiunque creda in Lui e viva secondo la Sua Dottrina! Ora questo primo uomo è Gesù!

Sennonché questa Vita da Dio Gesù non l'ha portata con Sè a questo mondo prendendola dal corpo materno. Il germe c'era sicuramente in Gesù, però esso dovette prima venire sviluppato, ciò che Gli è costato quasi trent'anni di tempo e di fatiche. Dopo questo periodo Si trovava in uno stato di perfezione al cospetto degli uomini, e al Signore venne data ogni autorità e potere tanto nel Cielo, quanto sulla Terra, e che lo Spirito in Gesù divenne pienamente una cosa sola con lo Spirito di Dio, e perciò anche a Gesù fu dato di fare segni tali, quali prima di Lui non sono mai stati fatti da un uomo.

Tuttavia dal tempo di Gesù in poi questa non sarà affatto una prerogativa esclusivamente Sua, ma pure di chiunque creda che Gesù è stato mandato da Dio a questo mondo per portare agli uomini, i quali ora procedono tutti nelle tenebre, la Luce della Vita, affinché poi adeguino le loro opere alla Sua Dottrina, Dottrina che indica nella più chiara luce agli uomini qual è la Volontà dello Spirito di Dio che certo in Gesù dimorava in tutta la Sua pienezza.

Allora, lo Spirito in Gesù era certamente Dio, ma Gesù, unicamente come un Figlio d’uomo,  dovette, al pari di qualsiasi altro uomo, acquistarsi la dignità di un Dio al prezzo di incessante esercizio e di gravi fatiche, e soltanto così poté unificarsi con lo Spirito di Dio.

Tutto ciò per dire che le nostre orazioni, le nostre preghiere, le nostre parole non hanno alcun significato di fronte al Signore se non vi conformiamo le opere.

E conformare le proprie opere significa fare la volontà di Dio, perché la Dottrina di Cristo non ci mostra altro che la Volontà del Padre. Le opere buone secondo la Volontà e la Parola di Dio, purché l’uomo le faccia per propria libera decisione, sono i mezzi attraverso i quali l’uomo viene reso partecipe alla Grazia di Dio, ed esse sono e restano delle Grazie dall’Alto ed un merito dello Spirito di Dio nel cuore dell’uomo.

Ecco che allora il Signore ci riconosce e noi riconosciamo il Signore, perché per poterlo riconoscere e farci riconoscere nell’Aldilà, il Signore deve essere già presente nel nostro cuore durante questa vita terrena. E così pure il cuore dell’uomo, che più di ogni altra cosa è affine a Dio, ad esso soltanto è affidata la mansione di cercare Dio e anche di trovarlo, e infine, dal Dio trovato, di prendersi una nuova indistruttibile vita. Ma chi invece si dà a cercare Dio con un altro dei suoi sensi, egli Lo può altrettanto poco trovare, quanto poco può provare a guardare il sole valendosi delle proprie orecchie, dal proprio naso ad anche dei propri occhi quando questi li abbia strettamente bendati

Però, il vero  e vivente senso del cuore è l’amore. Chi dunque desta in sé questo intimassimo senso della vita, e mediante questo si dà a cercare Dio, egli deve trovarLo con altrettanta certezza, quanta ciascuno che non sia completamente cieco deve poter trovare con i propri occhi, immediatamente il sole e guardarne la forma luminosa.

L’amore a Dio, e l’adempimento spontaneo della Sua riconosciuta Volontà, è il vero e proprio elemento celestiale nel cuore umano; esso è la dimora e l’abitacolo dello Spirito di Dio in ciascun cuore d’uomo, e l’amore al prossimo è la porta che a questa sacra dimora conduce.

Questa porta deve rimanere del tutto aperta, affinché la pienezza della vita divina possa accedere in tale dimora, e l’umiltà, la mansuetudine e la pazienza sono le tre finestre bene aperte attraverso le quali la santa dimora di Dio nel cuore dell’uomo si illumina nel modo più splendente della luce dai Cieli e viene riscaldata con ogni pienezza di vita dei Cieli.

Quindi tutto dipende dall’amore al prossimo che si esprime nella massima libertà, nella massima spontaneità e nella massima letizia; la massima abnegazione possibile di se stessi è essa stessa la rivelazione delle promesse.

Chi accoglie queste cose, vi crede e vive, e si comporta ed agisce conformemente ad esse con estrema determinazione, costui arriverà immancabilmente a scoprire il mistero della vita; nessuno però può arrivare alla pienezza della vita dall’oggi al domani, e che le sole e semplici cognizioni, per quanto profonde, dei mezzi e delle vie per arrivare a tale scopo non giovano affatto qualora l’interessato non le abbia raccolte tutte nella propria vita interamente con i fatti. In questo caso la teoria (Signore, Signore!) di per sé non ha alcun valore, ma tutto il valore lo ha esclusivamente la pratica.

La nostra fede operante è la roccia sulla quale Gesù va edificando la fortezza di Dio.