Gesù disse ai suoi
discepoli:
«Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei
cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.
In quel giorno molti mi diranno: Signore, Signore, non abbiamo forse
profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni?
E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi? Ma allora io
dichiarerò loro: “Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi
che operate l’iniquità!”.
Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà
simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde
la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su
quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia.
Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile
a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la
pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su
quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».
In
riferimento a queste parole, mi preme fare un confronto tra Gesù da una
parte, e ogni singolo uomo dall’altra.
Certo,
si può pensare, che per Gesù sia stato semplice conformare la propria
volontà umana a quella del Padre. Gesù, come uomo, non era Dio, ma un
figlio di Dio, ciò che, in effetti, dovrebbe essere propriamente ciascun
uomo, poiché gli uomini di questa Terra sono chiamati a diventare e ad
essere dei figli di Dio, purché vogliano vivere secondo la Sua Volontà
riconosciuta.
Uno
di questi uomini però fu dalle eternità destinato da Dio ad essere il
primo ad avere in Sé la Vita e a donarla a chiunque creda in Lui e viva
secondo la Sua Dottrina! Ora questo primo uomo è Gesù!
Sennonché
questa Vita da Dio Gesù non l'ha portata con Sè a questo mondo
prendendola dal corpo materno. Il germe c'era sicuramente in Gesù, però
esso dovette prima venire sviluppato, ciò che Gli è costato quasi
trent'anni di tempo e di fatiche. Dopo questo periodo Si trovava in uno
stato di perfezione al cospetto degli uomini, e al Signore venne data ogni
autorità e potere tanto nel Cielo, quanto sulla Terra, e che lo Spirito
in Gesù divenne pienamente una cosa sola con lo Spirito di Dio, e perciò
anche a Gesù fu dato di fare segni tali, quali prima di Lui non sono mai
stati fatti da un uomo.
Tuttavia
dal tempo di Gesù in poi questa non sarà affatto una prerogativa
esclusivamente Sua, ma pure di chiunque creda che Gesù è stato mandato
da Dio a questo mondo per portare agli uomini, i quali ora procedono tutti
nelle tenebre, la Luce della Vita, affinché poi adeguino le loro opere
alla Sua Dottrina, Dottrina che indica nella più chiara luce agli uomini
qual è la Volontà dello Spirito di Dio che certo in Gesù dimorava in
tutta la Sua pienezza.
Allora,
lo Spirito in Gesù era certamente Dio, ma Gesù, unicamente come un
Figlio d’uomo, dovette, al pari di qualsiasi altro uomo, acquistarsi la
dignità di un Dio al prezzo di incessante esercizio e di gravi fatiche, e
soltanto così poté unificarsi con lo Spirito di Dio.
Tutto
ciò per dire che le nostre orazioni, le nostre preghiere, le nostre
parole non hanno alcun significato di fronte al Signore se non vi
conformiamo le opere.
E
conformare le proprie opere significa fare la volontà di Dio, perché la
Dottrina di Cristo non ci mostra altro che la Volontà del Padre. Le opere
buone secondo la Volontà e la Parola di Dio, purché l’uomo le faccia
per propria libera decisione, sono i mezzi attraverso i quali l’uomo
viene reso partecipe alla Grazia di Dio, ed esse sono e restano delle
Grazie dall’Alto ed un merito dello Spirito di Dio nel cuore
dell’uomo.
Ecco
che allora il Signore ci riconosce e noi riconosciamo il Signore, perché
per poterlo riconoscere e farci riconoscere nell’Aldilà, il Signore
deve essere già presente nel nostro cuore durante questa vita terrena. E
così pure il cuore dell’uomo, che più di ogni altra cosa è affine a
Dio, ad esso soltanto è affidata la mansione di cercare Dio e anche di
trovarlo, e infine, dal Dio trovato, di prendersi una nuova
indistruttibile vita. Ma chi invece si dà a cercare Dio con un altro dei
suoi sensi, egli Lo può altrettanto poco trovare, quanto poco può
provare a guardare il sole valendosi delle proprie orecchie, dal proprio
naso ad anche dei propri occhi quando questi li abbia strettamente bendati
Però,
il vero e vivente senso del
cuore è l’amore. Chi dunque desta in sé questo intimassimo senso della
vita, e mediante questo si dà a cercare Dio, egli deve trovarLo con
altrettanta certezza, quanta ciascuno che non sia completamente cieco deve
poter trovare con i propri occhi, immediatamente il sole e guardarne la
forma luminosa.
L’amore
a Dio, e l’adempimento spontaneo della Sua riconosciuta Volontà, è il
vero e proprio elemento celestiale nel cuore umano; esso è la dimora e
l’abitacolo dello Spirito di Dio in ciascun cuore d’uomo, e l’amore
al prossimo è la porta che a questa sacra dimora conduce.
Questa
porta deve rimanere del tutto aperta, affinché la pienezza della vita
divina possa accedere in tale dimora, e l’umiltà, la mansuetudine e la
pazienza sono le tre finestre bene aperte attraverso le quali la santa
dimora di Dio nel cuore dell’uomo si illumina nel modo più splendente
della luce dai Cieli e viene riscaldata con ogni pienezza di vita dei
Cieli.
Quindi
tutto dipende dall’amore al prossimo che si esprime nella massima libertà,
nella massima spontaneità e nella massima letizia; la massima abnegazione
possibile di se stessi è essa stessa la rivelazione delle promesse.
Chi accoglie queste cose, vi crede e vive, e si comporta ed agisce conformemente ad esse con estrema determinazione, costui arriverà immancabilmente a scoprire il mistero della vita; nessuno però può arrivare alla pienezza della vita dall’oggi al domani, e che le sole e semplici cognizioni, per quanto profonde, dei mezzi e delle vie per arrivare a tale scopo non giovano affatto qualora l’interessato non le abbia raccolte tutte nella propria vita interamente con i fatti. In questo caso la teoria (Signore, Signore!) di per sé non ha alcun valore, ma tutto il valore lo ha esclusivamente la pratica.
La nostra fede operante è la roccia sulla quale Gesù va edificando la fortezza di Dio.