Uno della folla gli disse a Gesù: «Maestro, di' a mio fratello
che divida con me l'eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha
costituito giudice o mediatore sopra di voi?». E disse loro: «Guardatevi
e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è
nell'abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni».
Disse poi una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon
raccolto. Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i
miei raccolti? E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne
costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni.
Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti
anni; ripòsati, mangia, bevi e datti alla gioia. Ma Dio gli disse:
Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che
hai preparato di chi sarà?
Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio».
L'amore, a differenza dei beni materiali, è qualcosa che ha bisogno di un continuo riciclo. Lo doni, e lo ricevi, e più doni, più ricevi. La bramosia di avere maggior beni possibili soffoca lo spirito in noi e ci destina alla morte spirituale.
Il Cristo non ha spazio nel nostro cuore, e se ne va. L'Unico che ci poteva donare la vita, passa oltre.
La vita non dipende dai beni che possiedi. Ho letto da qualche parte che il sentiero che porta alla vita eterna, è largo non più di trenta centimetri. In questa via, larga appena per farci passare le spalle nude, e non cariche di beni, ci sono delle siepi di rovi che ne delimitano l’ampiezza, e che impediscono ai marosi del mondo di ingoiare coloro che hanno intrapreso il cammino verso la vita eterna.
Va da se che se uno vuole per forza portarsi dietro dei beni, prima di tutto il cammino ne risulterà oltremodo rallentato, e poi l’incagliarsi dei beni sui rovi potrà portare a una successiva caduta dell’anima che si adopera per tenersi strette quelle gioie materiali.
La
campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto. La terra diede buon frutto, ma l’uomo ricco fece ben poco, se
non seminare, per meritarsi tutto ciò. Poco dopo, l’uomo ragionando tra
sé, ebbe a cuore il possesso personale di questo raccolto, esclamando “i
miei raccolti”.
Ora, non interpelliamo il Signore per giustificare il nostro malsano operato di fronte ai fratelli. Se il possesso di beni, donatoci dalla natura, o dal nostro intelletto, serve solo al nostro benessere, interroghiamoci bene come potremo utilizzarlo anche per avanzare nel cammino della vera vita.
Perché questa grande voglia di simili
tesori, ci rende non meno uguali ad un Giuda Iscariota, il quale mise in
vendita il Signore per trenta denari. Poiché chiunque si arricchisce con
qualunque cosa per amor di se stesso, sia con le scienze oppure con
l’oro, costui è uguale a questo traditore.
Poiché se non riceviamo tutto questo
dal Signore, oppure non se lo guadagna almeno per il grande amore per il
Signore e per il suo prossimo, allora egli è, esattamente come un Giuda
Iscariota, un ladro ed un rapinatore, poiché egli si appropria
egoisticamente di tutto questo e quindi pecca a spese di Dio.
Noi comperiamo troppi vestiti costose
per abbellire alla moda i nostri corpi, e contemporaneamente stimiamo
cinquanta euro spesi per i vestiti siano molto
meno che soli cinquanta centesimi da
donare ai fratelli poveri.
“Fate all’incontrario, così adornerete la vostra vita”.